Rischia di chiudere il pronto soccorso di Corigliano dal prossimo mese di aprile. Turni massacranti di 12 ore, pressione, emergenze, niente ferie e zero risposo, è questa la quotidianità. Una situazione pronta ad implodere e che porterà alla prossima chiusura del pronto soccorso dell’ospedale Guido Compagna di Corigliano, plesso dello spoke cittadino. Ritorna lo spettro della chiusura del pronto soccorso, ancora una volta a causa della carenza di personale medico. Quattro i medici effettivi, coadiuvati da altri due professionisti arruolati dell’Azienda sanitaria di Cosenza con l’ormai classica e dispendiosa formula del “gettone” .Un gettone d’oro, lo si potrebbe definire, considerato che ammonta a qualcosa come 750 euro lordi, al netto circa 550 euro. Ma nonostante tutto, in questi mesi sono riusciti a mantenere l’equilibrio. Ma il bilanciamento, che si protrae da mesi, ora sta per traboccare. Dei quattro medici nei prossimi giorni uno è pronto a lasciare per dedicarsi alla medicina di base. Il motivo è semplice. I turni infiniti sono insostenibili, da qui la decisone di dimissioni, che nulla a che fare con il venir meno dello spirito di abnegazione. Le ragioni sono banalmente semplici: le condizioni di lavoro non sono fisicamente sostenibili. E non lo sono neanche per gli atri tre colleghi, che si devono dividere i turni, lunghissimi. Gli altri due medici, proprio per la complementarietà del loro ruolo limitano ad appena qualche turno le loro prestazioni. In questo scenario il ps lavorerà soltanto nelle ore diurne, col il rischio di una chiusura definitiva. Un “regime” , quello del mezzo servizio, già provato in passato e che ha creato disagi ai cittadini, ma anche al personale del nosocomio. In quella occasione, infatti, nelle ore notturne erano stati lasciati un infermiere e un OSS, quali supervisori dei macchinari e dei medicinali, accessibili, altrimenti a chiunque. In qualche occasione è risultato incomprensibile a chi si rivolgeva al ps non essere accettato. Spesso ne sono scaturite aggressioni e alterchi veementi, placati dall’intervento delle guardie giurate di turno. Una chiusura del pronto soccorso di Corigliano, che registra circa 15 mila accessi l’anno di cui si ha traccia nei sistemi telematici a cui se ne aggiungono altri 6 mila, almeno, annotati sul solo registro cartaceo, significherebbe raddoppiare la pressione sul reparto gemello del Giannettasio di Rossano, il quale non riuscirebbe a reggere. Il risultato sarebbe un default totale dell’assistenza emergenza/urgenza dell’area della Sibaritide. Del rischio ormai conclamato è stato interessato anche il commissario dell’ASP Antonello Graziano. Ma il problema resta la carenza della disponibilità di medici, ed ancora una volta la soluzione, nell’immediato, sarebbe quella di prendere medici in prestito da altre strutture, che colmerebbe il defict dell’organico solo temporaneamente. Di medici cubani arruolati da Occhiuto non se ne sono visti a Corigliano Rossano, anche se pare che la poca padronanza della lingua rappresenti un limite per lavorare nei ps. Una soluzione non potrà arrivare neanche dall’avvio di alcuni concorsi, che vedranno la loro conclusione non nel prossimo futuro. Purtuttavia, di medici che svolgono attività amministrativa nell’ASP ce ne sono molti, ma si preferisce richiamare in servizio quelli in pensione.
fonte:il quotidiano della Calabria |