Sin dalla sua realizzazione ero e sono convinto che il porto di Corigliano-Rossano ha tutte le potenzialità per essere una struttura in grado di creare occupazione e benessere economico per l’intera Calabria. Nonostante i tanti momenti di evidente abbandono, soprattutto da parte della politica calabrese, il porto ha cercato di ritagliarsi un suo ruolo, ma è chiaro che senza progettualità di fondo non si va da nessuna parte. Ecco perché ho accolto in maniera abbastanza positiva ed incoraggiante per il futuro della struttura, la presentazione, avvenuta nei giorni scorsi, del progetto definitivo per la realizzazione della banchina crocieristica. Ritengo che tutto ciò costituisce una tappa importante verso un effettivo adeguamento tecnico-funzionale e operativo, fondamentale per poter rendere il nostro porto un concreto fattore di rilancio dello sviluppo per le attività commerciali, turistiche e produttive per l’intera regione e non solo per il nostro comprensorio. Ma se, da una parte, esprimo soddisfazione per il progetto, presentato dai tecnici incaricati dall’Autorità Portuale alla presenza del commissario straordinario ammiraglio Andrea Agostinelli, dall’altra non posso non dichiarare la mia preoccupazione per tutti quei servizi che una struttura come il porto di Corigliano-Rossano necessita e che sono fermi, inspiegabilmente, da troppi anni. Mi riferisco in maniera particolare alla stazione di alaggio e varo. Una mega infrastruttura - incompiuta - realizzata diversi anni fa con un finanziamento regionale e mai entrata in funzione. È costata quasi sette milioni di euro e nella sua storia è stata anche al centro di un’inchiesta giudiziaria che aveva focalizzato le attenzioni proprio sull’esosità dell’opera. Ma è stata anche emblema di un contenzioso sulla gestione, finito ancora a nulla. Tant’è che i pescatori del nostro scalo portuale per svolgere le attività di alaggio e varo delle loro imbarcazioni (una procedura che si deve compiere a cadenza di tempo per verificare la stabilità dei motopescherecci ed altre imbarcazioni, un po’ come avviene con il collaudo delle auto) sono costretti a viaggi per mare infiniti. Quando va bene, mi hanno fatto notare tanti pescatori di Schiavonea, sono costretti ad andare a Cariati ma il più delle volte devono rinunciare a settimane di lavoro per sbarcare nei porti dell’Adriatico come Giulianova o addirittura sulla costa orientale siciliana. Insomma, un assurdo. Ritengo che una siffatta situazione sia paradossale, perché non è possibile che la più grande marineria peschereccia dello Jonio e la seconda più importante dell’intero bacino del Mediterraneo debba emigrare altrove per un servizio basilare. Eppure, come dicevo, siamo in presenza di un porto con potenzialità enormi. Anzi, il nostro è un porto che potenzialmente ha tutti i servizi ma che non riesce a metterli a regime. Ho cercato di sapere perché quella stazione di alaggio e varo, che a vederla da fuori sembra pronta all’uso, non parte. Tanti pescatori di Schiavonea mi hanno riferito che fin qui nessuno ha mai saputo spiegare il perché. Né l’Autorità portuale né il Comune. Ho saputo che il giorno del collaudo, mentre trainavano un’imbarcazione dalla darsena, i macchinari hanno distrutto parte dello zoccolo della banchina di alaggio. Ovviamente un danno che mai nessuno ha riparato. Ed è proprio alla luce di tutto ciò che chiedo all’Amministrazione comunale, ed al vice sindaco in particolare perché ha la delega al porto, di far sapere come stanno le cose. Perché questa stazione non parte ? Perché si continua a penalizzare i tanti pescatori di Schiavonea costretti ad “emigrare” per effettuare la necessaria manutenzione dei pescherecci ? Lo ripeto lo sviluppo del porto di Corigliano-Rossano passa anche dall’attivazione di servizi importanti come lo scalo di alaggio e varo.
Il Consigliere Comunale Costantino Baffa
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