Gennaro De Cicco ha la forza di scatenare nella mente i ricordi di un tempo lontano, ma che dentro, in qualche angolo remoto del cervello, sono rimasti li intatti pronti a riprendere vita non appena stimolati. Gennaro negli ultimi tempi ha ridato vita a ricordi, passioni, riti popolari, momenti di autentica cooperazione sociale in difesa dei valori, tradizioni e storia di quel popolo arbereshe di cui lui ne continua ad essere cultore e mentore. Prima la storia del Festival, poi la storia della mitica squadra di calcio, la Sandemetrese ed ora il racconto sull’autentico fenomeno denominato “Radio Libera Skanderbeg”. I racconti di De Cicco sono come un fiume carsico che ad un certo punto defluisce in maniera impetuosa inondando tutto e tutti. Che fantastica storia è la vita, soprattutto quando basta un libro per ricordarti anni nel corso dei quali hai vissuto intensamente alla ricerca di storie, ideali, amicizie che hanno finito per formarti, in quanto avvenuti in una fase della tua esistenza durante la quale ti stavi formando. “Un curioso giocattolo “Apollo edizioni”, fresco di stampa, è stato capace di sopire dentro di noi ricordi fantastici, perché questo libro parla del fenomeno “radio libere”. Un fenomeno che ha contrassegnato in maniera preponderante la libertà di espressione a partire dalla metà degli anni settanta. Radio Libera Skanderbeg nasce nel 1977, ma già nel cosentino esistevano emittenti dal 1975. Il fenomeno delle radio libere ha avuto, soprattutto nei piccoli centri come San Demetrio Corone, una portata molto importante, soprattutto sotto il profilo socio-culturale. La gente finalmente poteva sentire le notizie del posto, poteva sentire la voce di amici e conoscenti, poteva confrontarsi con loro, e poi questi autentici microcosmi erano il cuore pulsante di iniziative di vario genere. Ecco perché il volume del professore De Cicco assume un ruolo molto importante nella direzione della corretta e documentata informazione, soprattutto oggi in questa fase di informazione annacquata, dove le fake news la fanno da padrone, dove la gente preferisce dedicarsi poco all’approfondimento di tutte quelle informazioni che subiscono, mentre andrebbero lette attentamente e verificate, prima di essere veicolate, in maniera maldestra, sui vari social network con tutte le conseguenze che ciò comporta. Gennaro De Cicco in questo suo interessante e prezioso lavoro di ricostruzione storica, ancora una volta, così come accaduto con i volumi sul Festival e sulla squadra di calcio, consegna a tutti noi un bellissimo ricordo e nello stesso tempo una traccia che potrà essere arricchita negli anni a venire. Come per il Festival e per la squadra di Calcio la Radio ha rappresentato un momento di vita e di partecipazione collettiva da parte di una delle comunità arbereshe più attive del panorama di questa vasta ed articolata etnia presente qui in Calabria. A Gennaro De Cicco va il nostro sincero e sentito grazie, perché è attraverso narratori come lui che una comunità avrà la speranza di non smarrire, in maniera definitiva, la propria storia e le proprie radici. A questi autori bisogna essere grati perché le nuove generazioni avranno modo di conoscere in maniera chiara, approfondita e competente quello che è stato il sagace attivismo di tanti personaggi che hanno contribuito, proprio attraverso il loro operare, di rendere quel determinato centro una comunità viva, appassionata e socialmente all’avanguardia.
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