Il 25 aprile è la Festa della Liberazione, si ricorda la festa dell’Evangelista Marco, ma per gli abitanti dell’Area Urbana Corigliano è semplicemente la festa “iru Viecchji”, la festa di San Francesco di Paola. Da quel terribile terremoto del 1836, Francesco è il “protettore” della Città, “roccia” sicura a cui aggrapparsi, “porto sicuro” che ci protegge dalle tempeste nel “mare della vita”. Sarebbe troppo bello augurarvi buona festa del santo patrono, ma i miei auguri vogliono essere scomodi, scomodi come quel messaggio “Charitas”, sulla bocca di tutti ma nel cuore di pochi. San Francesco di Paola, che ha percorso le nostre strade, ci dia la “nausea” per come è ridotto il nostro territorio, per l’incuranza dell’amministrazione e di noi cittadini. Francesco di Paola, icona della carità, ci faccia provare il “rimorso” del cuore quando trattiamo male i nostri operai. San Francesco, amico degli ammalati e dei sofferenti, ci costringa con i suoi occhi feriti a guardare i nostri ammalati e la “burocrazia” sulla “salute” della gente. Francesco, che annuncia la pace, porti ancora “guerra” alla nostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del nostro complice silenzio. Non ci saranno le “bancarelle”, il “cantante”, quel profumo di cibo e dolci, ma ci sarà lui, ad aspettarci, ed è questo quello che conta, soprattutto in questo “terribile tempo di pandemia”, sulla nostra vecchia terra che muore, nasca la speranza. Ebbiva a rù Viecchji! |