Il recare conforto agli infermi, prima che lo ordini la Chiesa, lo raccomanda la comune appartenenza alla umana famiglia. È un gesto che poco costa, ma genera un sollievo, che nessun farmaco produce. Il beneficiario ne riceve vita, perché scopre che l’amico lo ricorda e il parente lo ama. Anche in tempo di divieto, un atto di misericordia è sempre possibile. Basta una semplice telefonata, col cuore. A te che mi leggi faccio un augurio: che, andato per recare un conforto, possa tu tornare a casa confortato, come a me è accaduto.
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