Riceviamo da una cittadina coriglianese la lettera che qui di seguito pubblichiamo e che fa riferimento alla sua esperienza vissuta come persona colpita da Covid 19. “Sono una cittadina coriglianese. Ho deciso di raccontare la mia “odissea” a causa del covid per far capire a tante persone che in situazioni come queste è necessario che tutti facciano il proprio dovere. Il 30 dicembre scorso ha inizio la mia quarantena a causa di sospetto covid. Da tenere presente che mio marito ha uno scompenso cardiaco e pertanto consulto il medico solo per telefono. Presso la mia abitazione in questo periodo viene un amico infermiere che deve fare le punture a mio marito per come prescritto dal medico. Grazie ai miei familiari riesco a ricevere alimenti e farmaci, ma da parte delle associazioni o da chi ha strombazzato sugli organi di informazione che avrebbe “dato una mano” a chi a causa del covid non si poteva muovere da casa, nemmeno l’ombra. In questo periodo non ho ricevuto nemmeno una telefonata di conforto da parte di qualche associazione o medico, siamo stati completamente abbandonati. In tanti si sciacquano la bocca che danno questo o quel conforto, questo o quel supporto. Io posso testimoniare che non è accaduto nulla di tutto ciò. E allora mi chiedo: se il covid colpisce una persona anziana o gente che vive da sola, questi come potranno se le associazioni non si fanno vive ? Possibile mai che in questa nostra città non viene fatto un monitoraggio continuo per chi ha determinate patologie? Per tornare al mio grave stato di disagio vissuto in questi giorni di covid, faccio il secondo tampone l’11 di gennaio, ebbene l’esito, pensate un po’, arriva il 30 gennaio. Nel frattempo (dal 14 gennaio al 30 gennaio) fatti altri 10 giorni di quarantena e ripetuto un altro tampone aspetto la revoca della quarantena che mi deve comunicare l’Asl. Ma dato che questa revoca non arriva il 1 febbraio chiamo telefonicamente la protezione civile comunale, qui mi dicono che è l’Asl ha comunicare con ritardo e che quindi non è colpa loro. Addirittura nel corso di questa telefonata una signora dall’altro capo del filo ha avuto il coraggio di prendermi, ed è chiaro che a quel punto ho perso la pazienza ed ho minacciato di denunciarla. Così richiamo l’Asl ed il mio interlocutore mi riferisce che la protezione civile era stata avvisata in data 27.01.2021. Dopo tutte queste vicissitudini finalmente il 3 febbraio mi viene notificata la fine della quarantena. In pratica la sottoscritta invece di fare 21 giorni di isolamento, per come prescrive la legge, ne ha fatti ben 37, tutto perché da parte della protezione civile non mi è stata fatta tempestivamente la comunicazione. Tutto ciò è davvero inconcepibile, tenuto conto che avevo la necessità di uscire di casa, ma non per andare a spasso, ma per esigenze serie, come fare delle analisi o sottopormi a visite mediche importanti. Voglio denunciare pubblicamente ciò, perché non è giusto che per dei disguidi burocratici si tengono ingiustamente segregati in casa padri e madri di famiglia, che pure devono provvedere a sfamare la famiglia o a pagare le tante bollette mensili, e tanti altri problemi. Sono convinta che un po’ di buon senso e disponibilità verso chi soffre non guasta mai. “ |