L’appello della senatrice Barbuto perché si costituisca un intergruppo dei parlamentari del territorio che rilanci il tema delle infrastrutture della costa jonica e lanciato nei giorni scorsi merita di essere condiviso. Così come va sostenuta l’azione degli altri parlamentari per finanziare la nuova 106. Condividiamo queste iniziative perché ispirate alla legittima rivendicazione del diritto negato alla mobilità e perché giungono in nel momento dell’approvazione del recovery fund da parte dell’Europa. Una opportunità storica che non si ripeterà e che dovrebbe riequilibrare la ripartizione delle risorse tra nord e sud. Aprire un confronto sul tema delle infrastrutture è urgente così come lo è il tema dello sviluppo economico e delle nuove politiche per il lavoro. Due temi, infrastrutture e sviluppo, drammaticamente rilevanti nella Calabria che decresce demograficamente riducendo in un anno i suoi residenti di oltre 19.000 unità tra i quali i tanti giovani laureati che perdono fiducia e speranza. Viviamo emergenze vecchie e nuove ed abbiamo bisogno di una visione e di una strategia la cui costruzione dipende da noi, dalla nostra capacità di stare insieme per fare forza e per essere interlocutori credibili dei governi nazionale e regionale in questo particolare momento post-emergenziale. Su questi temi dobbiamo lavorare con urgenza ed unità d’intenti costruendo ed avviando una vertenza del territorio che veda assieme istituzioni e rappresentanze elettive, imprenditori e lavoratori. Il nostro contesto territoriale, quello dell’area vasta da Rocca Imperiale a Crotone, con i poli urbani di Corigliano Rossano e Crotone, registra un quadro di infrastrutture per la mobilità vetuste o incompiute, finanziate e non avviate; di opere complementari necessarie ma non progettate e di opere con progettazione esecutiva - come la famosa autostrada jonica riposta nei cassetti Anas-, o di grandi infrastrutture inutilizzate come il porto di Schiavonea e sottoutilizzate come il porto e l’aeroporto di Crotone per la cui gestione la Regione Calabria ricorre finalmente ad un esperto vero anziché a generali e questori in pensione. Ci sono opere la cui realizzazione viaggia con lentezza non più compatibile con la rapidità dei cambiamenti e l’entità della crisi economica. Si pensi alla fondovalle Crati, alla Sila-Longobucco-Mare, alla SS 106-Acri e così via. Opere che, come il megalotto della SS 106 e quello della ferrovia jonica, nonostante l’entità degli investimenti, non sono inquadrate in ottica di sistema e di intermodalità superando logiche di bottega che danno priorità a strade inutili e costose come quelle per i due santuari di Natuzza e di Polsi. All’ammodernamento della ferrovia jonica mancano i raccordi con il porto di Schiavonea e l’ Aeroporto Sant’Anna così come manca un’ipotesi di sviluppo0 turistico lungo la strada ferrata Taranto - Reggio Calabria che corre lungo l’itinerario della Magna Grecia. Per la nuova città di Corigliano Rossano servono connessioni con le autostrade del Mediterraneo ed Adriatica chiudendo i rubinetti all’enorme dispersione di danaro in inutili rotonde ma lavorando al prolungamento verso Crotone della nuova SS106. Lavorare in ottica di sistema infrastrutturale significa costruire anche politiche di sviluppo economico, temi questi che vanno di pari passo. Assegnare funzioni e risorse ai Porti di Crotone e Schiavonea sfruttando al meglio la ZES che stenta a partire e stimolando proposte di investimenti privati con il supporto del MES e di Invitalia. Chiudere definitivamente la colossale beffa di Future-e per il sito dismesso della ex Centrale e piegando il colosso Enel a logiche non puramente aziendali costringendolo in primis a bonificare, smontare e demolire i camini senza accontentarsi di elemosine e pannicelli caldi che eludono i temi del riutilizzo del sito, dello smontaggio e demolizione e, soprattutto della bonifica del sottosuolo. Riconvertire aree e strutture dismesse come l’ex elaiopolio di Rossano o il Centro Sportivo di Inziti, fraudolentemente usurpato (quante complicità!), definendo una strategia di riconversione in un’ottica di rigenerazione del contesto urbanistico di Corigliano Rossano che deve trovare il suo naturale riscontro in un psa non puramente enunciativo ma che contenga una nuova agenda urbana che dia identità alla nuova città e ridisegni il sistema dei trasporti e delle infrastrutture. Leggiamo spesso di turismo ed agricoltura come volano di sviluppo della Sibaritide. Siamo di fronte ad una agricoltura altamente specializzata e ad un turismo con circa diecimila posti letto. Ma bisogna riconoscere che se non fosse per la pattuglia di coraggiosi imprenditori del territorio saremmo ancora all’ aratro di legno ed alle bettole di Norman Douglas. Ecco perché occorre ri/disegnare un sistema produttivo integrato che abbia il supporto di una rete di infrastrutture anche immateriali al passo dei tempi che metta in sinergia produttori e consumatori, musei, percorsi culturali, risorse naturali, food e buona narrazione della Calabria. Perdersi oggi nelle diatribe della quotidianità, le cui problematiche vanno certamente affrontate, e non fare squadra per le grandi questioni sul tappeto è un autentico suicidio. Ed un colpo al cuore all’intera Sibaritide. Sta al senso di responsabilità di tutti noi fare un salto di qualità per superare le barriere dello scontro politico permanente spesso su questioni di scarsa rilevanza. Per tutto questo rilanciamo l’appello al territorio ed alle sue istituzioni, ai produttori ed ai sindacati. Verifichiamo qui e subito quali forze siano disponibili a costruire insieme il percorso dello sviluppo e dare avvio ad una vertenza che veda unite tutte le forze da Sibari a Crotone. |