«L’Amministrazione comunale di Corigliano-Rossano non può permettersi di offendere la dignità di chi lavora. Soprattutto in un momento critico e drammatico come questo. Stiamo parlando degli operatori che per conto del Comune lo scorso hanno compiuto le indagini ISTAT e che ancora ad oggi non sono stati pagati. Perché? Considerato che l’Ente ha già incassato tutti gli emolumenti dovuti per il servizio?» È quanto chiedono i consiglieri comunali dei Gruppi di Opposizione Vincenzo Scarcello, Gennaro Scorza e Raffaele Vulcano (UDC), Adele Olivo (CCI) e costantino Baffa (Lega Salvini) sollecitando al Sindaco la corresponsione dei rimborsi spesa destinati a 15 cittadini che hanno effettuato l’attività d’indagine ISTAT. «Non c’è cosa più umiliante e deprecabile –aggiungono i cinque consiglieri comunali - di dover chiedere per vedersi riconosciuto un diritto. Il Comune di Corigliano-Rossano già nel dicembre scorsi ha ricevuto l’accredito da parte dell’Istituto nazionale di Statistica il corrispettivo economico per l’attività di indagine svolta. Ora che siamo a giugno i quindici operatori hanno ricevuto soltanto un acconto dei loro rimborsi nel mese di marzo. E gli altri soldi, che fine hanno fatto?» «Siamo consapevoli del fatto – precisano ancora – che non è il sindaco a doversi occupare di procedure prettamente tecniche e contabili. È necessario, però, che il Primo cittadino vigili di più e meglio sull’apparato burocratico comunale che evidentemente, e la storia degli operatori ISTAT ne è una prova, ha tempi di reazione biblici. La macchina comunale di una realtà come Corigliano-Rossano non può camminare a passo d’elefante. Deve correre e scattare, deve essere altamente efficiente e produttiva perché altrimenti si rischia di ritrovarsi nello stato in cui si trova adesso la città». «Oggi nei confronti di questi cittadini che hanno prestato un servizio per la comunità – concludono i Consiglieri di UDC, CCI e Lega Salvini - si è accumulato un ritardo colposo che è intollerabile, non solo perché i loro soldi restano inspiegabilmente fermi nelle casse ma anche perché si è lasciata gente, per lo più disoccupata, in periodo di lockdown senza un euro in tasca». |