Un vero colpo al cuore la notizia dell’operazione Demetra con cui la Guardia di Finanza ha smantellato un’ organizzazione criminale di sfruttamento della manodopera agricola operante tra Calabria e Basilicata. Ancora una volta anche nella sibaritide emerge in tutta la sua drammaticità la piaga del caporalato che si frappone tra domanda e offerta di lavoro fornendo manodopera sfruttata fino al limite dello schiavismo.
Fa molto male constatare come persista una meschina consuetudine che, in spregio alle Leggi dello Stato e alla morale , non esiti a rendersi complice di individui spregevoli che si arricchiscono grazie alle fatiche inenarrabili di poveri donne e uomini sottoposti al ricatto del “o questo o niente”.
Dall’attività di indagine emrgono particolari raccapriccianti: Uomini e donne apostrofati come “Scimmie”- per come emerso dalle intercettazioni – e dissetati con bottiglie riempite dell’acqua dei canali di scolo e ammassati in furgoni (altro che assembramenti!) peggio che bestie.
E’ alla luce di fatti come questi che ci sentiamo di dire che la strada intrapresa con la legge sul caporalato funziona se coadiuvata da indagini e controlli costanti. Soprattutto i controlli su strada , perché dal fermo di quei dannati furgoni emergono le storie di sfruttamento che aiutano a stanare e colpire l’organizzazione criminale che sta a monte.
Inoltre ci auguriamo che la norma per la regolarizzazione e l’emersione del lavoro nero e irregolare, italiano e straniero, per la quale tanto si è battuta il Ministro Bellanova e che va nella direzione di restituire dignità ai lavoratori e affermare legalità e diritti possa essere presto implementata dall’attuazione della piattaforma digitale, a cura di Anpal, per l’incrocio tra disponibilità di lavoro regolare e fabbisogni delle aziende sul territorio. |