Il criterio seguito per eleggere la Commissione che dovrà redigere lo “Statuto Comunale” ha fatto perdere all’amministrazione che attualmente governa la città, l’occasione di unire tutti i consiglieri intorno ad un progetto che dovrà essere l’asse portante della futura vita amministrativa. Ha sbagliato prima ed arrogantemente il Commissario che aveva nominato una commissione per tale scopo e che ha prodotto il “ nulla” ; a mio avviso ha sbagliato anche l’attuale governo cittadino che ha ridimensionato l’importanza del ruolo che ha lo Statuto nella vita del Comune, riducendo il tutto alla composizione e alla elezione della “commissione”, senza preliminarmente discuterne ed illustrarne l’idea alla quale intende dare vita. Secondo la legge regionale n. 2/2028 che ha istituito il comune Corigliano Rossano, lo Statuto doveva essere approvato entro sei mesi dalla elezione degli organi comunali, in modo da dare vita ai “municipi d’area” (sono previsti 7 municipi ), sia urbani che rurali, in modo da favorire la partecipazione dei cittadini e garantendo ai “municipi” opportune forme di partecipazione dei cittadini sulle deliberazioni che li riguardano, oltre che forme di partecipazione al decentramento dei servizi. Si è in ritardo ma questo aspetto può essere poco rilevante e sarebbe improduttivo parlarne. Quello che invece si coglie è il perpetuarsi di vecchie logiche di appartenenza tra maggioranza ed opposizione, legittime in linea di massima ma non condivisibili per la redazione dello Statuto. Forse, non si ha la consapevolezza dell’importanza di questo strumento normativo e di efficacia generale che regola la vita del Comune e che assume posizione di diritto sovrano. In altri termini, lo Statuto è il punto di riferimento degli Enti Locali come la “Costituzione” lo è per la Repubblica Italiana. Nella Costituzione, solido riferimento per i diritti ed i doveri, il popolo non è solo destinatario delle decisioni che riguardano la vita della comunità, ma ne è partecipe ed artefice in termini plurali con il suo corpo sociale: Associazioni, famiglie, scuole, minoranze linguistiche, confessioni religiose, sindacati, partiti politici, cooperative, imprese, ecc. , Fu approvata nel dicembre del 1947 dall’Assemblea Costituente che era composta dai rappresentanti di tutti i partiti dell’arco costituzionale, i cui membri si spogliarono della loro ideologia di appartenenza per meglio ed obiettivamente rappresentare gli interessi dei cittadini. L’elezione dell’attuale sindaco della nuova città, legittima e democratica, avrebbe dovuto invertire la storia locale. Purtroppo, pur essendo un buon capo-popolo, a mio parere deve ancora dimostrare di essere un buon governatore di una grande città. Dopo quasi un anno della sua elezione, ritengo che sono maturate le condizioni per cominciare ad esprimere un giudizio ed eventualmente dare un contributo di idee per reimpostare il percorso di governo. Per mia formazione, non ho avuto e non ho pregiudizi verso gli altri, tanto meno per nessuno degli eletti. Sento di affermare però che si naviga a vista, senza una vera e concreta strategia di sviluppo; qualora questa strategia ci fosse, né il popolo, né le forze culturali e sociali, né quelle produttive della città lo hanno intravisto. Eppure, le risorse e le potenzialità del territorio della città sono molte, le esigenze e le cose da fare sono anch’esse molte, ma da soli … non si va da nessuna parte, specie se il progetto che si vuole attuare ha difficoltà a manifestarsi. E’ il momento della collaborazione. Se non si vuole andare avanti a tentoni e tra mille difficoltà, le condizioni lo impongono. Per fare ciò, è necessario avere chiaro il modello di sviluppo che si vuole dare alla neonata città di Corigliano Rossano, individuare i settori da privilegiare, gli obiettivi da perseguire. C’è bisogno di una strategia intorno alla quale costruire il rapporto di collaborazione con il concorso di tutti, ciascuno dal proprio ruolo e posizione. Non si può rimanere impaludati nella scarsa mediocrità, rassegnati e inermi o intervenire solo per l’emergenza. L’attuale modo di amministrare mortifica un progetto di grande prospettiva e di futuro, offende i cittadini, trasmette colpevolmente il messaggio che la “fusione” è stata un fallimento. Non è così, se le cose non vanno non è per colpa dell’avvenuta fusione ma dell’autista che non è in grado di guidare la nuova grande macchina. All’attuale rodaggio amministrativo non si possono aggiungere altre mancanze di prospettive, altrimenti la ripresa diventerà veramente difficile e avremo buttato cinque anni della nostra storia . Ce la si può fare, a condizione che ciascuno offra un po’ di umiltà alla causa comune. E’ necessario sapere vedere oltre la siepe e questa siepe la si può superare se insieme ci prendiamo per mano per fare un salto collettivo dove ognuno da una mano all’altro per superare l’ostacolo.
Enrico Iemboli Ex Sindaco e già componente del Comitato pro fusione. |