Abbiamo letto la difesa piccata di Stasi, che mostra un gravissimo limite: l’intolleranza verso la critica e ci siamo dispiaciuti nel veder usare toni ed appellativi consoni più a neo fascistelli che ad aree, come la sua coalizione, che si spacciavano come ispirati a sinistra. Ci dispiace che le cose abbiano preso una deriva così drastica, tranchant, ma quando le scelte non sono il frutto della condivisione e della partecipazione l’unica deriva che ci si può aspettare è tacciare qualsiasi critica come lesa maestà! Vorremmo sapere che fine hanno fatto i luoghi del confronto e della partecipazione che ci si aspettava da Stasi e dalla sua giunta che ormai ad un anno della sua venuta, evidentemente non ne sente alcuna necessità, preso atto che partecipazione e condivisione è fatica e lavoro da svolgere per giungere tutti o buona parte insieme su idee condivise, molto più facile e sbrigativo invece è comunicare le scelte a cose fatte e per chi non ci sta ... pazienza o si adegua oppure è da additare come il nemico del progetto e del progresso! Non va così, non va in generale ma ancor più nella fase tanto decantata (deprecata per noi) della fusione tra due realtà cittadine! La cifra e la capacità di interpretare la fusione, anche quando non condivisa, si misura in termini di coinvolgimento delle popolazioni, dall’impegno di creare partecipazione e dal metodo di socializzare le problematiche incontrate! Niente di tutto questo, un sordo procedere con scelte verticistiche ed ingiustificate calate dall’alto che mettono alla prova la qualità democratica della sua stessa maggioranza. Cosa ha insegnato e cosa sta insegnando, l’esperienza Stasi, ai giovani che si sono avvicinati per la prima volta alla gestione della cosa pubblica? Hanno sbagliato clamorosamente coloro che si aspettavano momenti di sentito dibattito di assemblee oceaniche di collettivi con grande coinvolgimento popolare. Niente di tutto questo, è passata l’idea che politica vuol dire ceca ubbidienza senza farsi domande, adeguarsi è la parola d’ordine altrimenti si è fuori dal giro che conta! Quanto di peggio ci si poteva aspettare come insegnamento, invece del dialogo, la discussione, la crescita collettiva, è tristemente “il consenso a scatola chiusa“ quello che si richiede, come nelle più classiche formazioni di destra! In fin dei conti, tuttavia, questi sono problemi della maggioranza che la città, specie Corigliano ha colto, perché Corigliano la politica l’ha fatta e la fa non pensi qualcuno, commettendo un errore fatale, che dietro il silenzio si nasconda il consenso! Oggi Corigliano protesta per essere orbata di un ufficio importante, quello dall’area tecnica che è stata trasferita armi e bagagli a Rossano paese, pare, è d’uopo il condizionale, nell’edificio denominato ghiacciaia. Ora al di là del fatto, come ormai consolidato, che questa scelta, se non nella mera enunciazione non sia mai stata discussa ufficialmente e pubblicamente, dando modo di interagire sulle motivazioni che la sostengono e che quindi è stata maturata in stanza sconosciute, ma per dirla tutta e fuori dai denti, la cittadinanza resta attonita del fatto che la privazione di uffici importanti come questi sia passata come una punizione che Corigliano meritava per una gestione “familiare“, nel senso negativo del termine, anzi sarebbe forse più corretto definirla “gestione illecita“ degli interessi legati al settore, e quindi tale deprivazione eseguita per voler far sentire tutti: impiegati, tecnici e cittadini colpevoli, responsabili e meritevoli del fatto che tale ufficio non può restare a Corigliano perché ambiente corrotto! Questa è la linea che Rossano e quindi Stasi, al di là di smaccate ipocrisie o di bambinesche scusanti, ha voluto e tenuto nei confronti di Corigliano e che si porta a giustificazione del trasloco dell’Ufficio Tecnico a “soggiorno obbligato“ in tutta fretta proprio come si dice da noi in clima di “sacco, fuoco e sbrigognamienti“ anche e sopratutto per gli archivi del Garopoli! In realtà le cose, come sempre nella vita, sono più articolate, quando si semplifica non si racconta mai tutta la verità, certo nessuno vuole mistificare la realtà, gli uffici hanno avuto delle vicissitudini anche gravi, ma il comune di Corigliano non è semplice, non lo è mai stato è una realtà complessa, un esempio per tutti di questa sua complessità: il Comune di Corigliano è stato commissariato lungamente da una triplice presenza prefettizia per infiltrazione mafiosa, che addirittura prima di smobilitare ha chiesto addirittura una proroga di sei mesi per portare a termine il Commissariamento, ed alla fine dopo una tale onta cosa ne è sortito per la ripartenza della rinata e purgata struttura? Quali le conseguenze di tale periodo di serrato controllo? Ci si vada ad informare bene, per poter leggere nei fatti di prima e di poi! Si è continuato anche ora sulla linea del dare ascolto al sentito dire in perfetta linea con il più arretrato chiacchiericcio provinciale, senza fare chiarezza, senza essere conseguenti al proprio pensiero inespresso ufficialmente, senza prendersi sulle spalle le responsabilità delle proprie idee con conformi scelte, ponderate e consapevoli! Meglio e più comodo chiudere tutto, fare di tutte le erbe un fascio e gettare a mare acqua sporca e bambino! Ma quando si procede in un modo così superficiale ed avventato non si può far altro che commettere errori, e gli errori si misurano non tanto in termini di privazione di servizi agli incolpevoli cittadini Coriglianesi dei quali abbiamo già disquisito, ma di innumerevoli ed importantissimi effetti collaterali che con questo spostamento si è voluti dare corpo, mi riferisco all’esclusione di fatto della comunità cittadina Coriglianese dalla futura pianificazione urbanistica! e già perché, di fatto, così si è voluto agire, non tenendo conto ad esempio di un certo “Urban Center“, struttura che il progetto del Piano ha previsto e finanziato in quel di Corigliano con una sua propria sede fisica, per la diffusione sul territorio delle scelte del psa. Non voglio pensare che non si sapesse dell’esistenza di questa struttura e della divisione di funzioni tra i comuni e che assegnava una Cabina di Regia del Piano a Rossano mentre a Corigliano fosse spettato il compito di ospitare il fondamentale l’Ufficio del Piano dove si sarebbe dovuto procedere con le elaborazioni e le valutazioni strettamente tecniche dell’importantissimo strumento urbanistico, che essendo un Piano Urbanistico Associato, senti senti , tra Corigliano e Rossano ed altri comuni, prevedeva come tale la ripartizione equilibrata di presenze e funzioni tra le due più grandi comunità e che adesso con questo intervento di soppressione viene del tutto stravolto ed avocato completamente a Rossano sia nella struttura operativa che di studio, di proposizione e di previsione urbanistica di tutto il territorio del comune di Corigliano Rossano.
Traduciamo in parole povere? Rossano avoca a se il potere di pianificare anche il territorio di Corigliano che di fatto all’interno di uno strumento associato aveva argomentato e proposto le scelte del suo territorio, ma che ora non avendo più un ufficio urbanistico e chi di fatto porta avanti le sue ragioni, come invece può e continua a fare con i suoi tecnici Rossano, è privato di qualsiasi possibilità come comunità territoriale e culturale di far sentire la sua voce nel dibattito urbanistico che sicuramente adesso che tutto è a Rossano, da qui a poco, si aprirà e si risentirà parlare di Piani e di Urbanistica ma lo si farà nelle stanze che non vedranno alcuna partecipazione Coriglianese, per la felicità di chi ha messo in piedi tutta questa operazione! E non ci si venga a dire da parte del coro delle “voci bianche“ che ormai siamo un comune unico e che è solo campanilismo ragionare nei termini di Corigliano e Rossano e che se la pianificazione la fa l’ufficio di Corigliano Rossano è la stessa identica cosa! Questo tanto per valutare qualche conseguenza di un “mero ed innocente spostamento di uffici“ che a detta di qualcuno pro amministrazione non significa proprio nulla di importante per i cittadini di Corigliano! Ma gli uffici per la pianificazione urbanistica di una comunità non rappresentano solo uno sportello per le relazioni con il pubblico, ed il comportamento di chi non capisce o non vuol capire questo richiama alla mente Matteo (6,1-6.16-18): “Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra.“
Arch. Mario Gallina (CRA) Già Assessore all’Urbanistica del Comune di Corigliano Calabro
|