“La scuola, sì, quel posto che non c’è mai nei discorsi del presidente del consiglio se non per essere nominato a stento tra un “forse“, un “vedremo a settembre“ e “la didattica a distanza sta funzionando“. L’inutile scuola, che ha smesso di lavorare per prima e riprenderà per ultima, come se non appartenesse al mondo delle priorità di nessuno. Il fatto è che non si “produce“ e non si “consuma“, a scuola. Si trasforma e si moltiplica, ma in modo non misurabile con i parametri del PIL annuale. E’ un luogo che va immaginato dai profeti, non dai ragionieri dell’oggi, e l’Italia una classe politica profetica non la vede dal dopoguerra. Poveri noi, in mano a gente che pensa che la scuola possa aspettare e l’industria no. Povere noi, in mano a gente che pensa che il ruolo dell’arte e della cultura sia quello di divertire chi ha già pagato le rate del mutuo. La scuola è il posto dove si impara che la bellezza dello stare insieme vale più della fatica che costa, e quale migliore metafora della democrazia vi viene in mente? E’ lì, tra quei banchi, che si acquisiscono gli strumenti che per tutta la vita serviranno a organizzare il dissenso verso l’ingiustizia e la disuguaglianza. Ecco perché guardando Skam mi è salita rabbia. Non ho potuto fare a meno di pensare alla generazione di adolescenti che quest’anno si sono sentiti dire dalla politica che il loro tempo tra i banchi, le relazioni tra i compagni, i rapporti con gli insegnanti e la sfida dell’imparare insieme valevano meno del tempo passato dai loro padri e dalle loro madri negli uffici e nelle fabbriche. La scuola dei figli al massimo fa romanzo, nostalgia canaglia, materia per serie televisive.”
Susanna Capalbo – Dirigente scolastico
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