Alla vigilia, ormai, di un parziale riavvio delle attività economiche e produttive, pare non ci sia ancora consapevolezza delle dimensioni della tragedia che si è consumata in questi due mesi. Protetti, dentro le nostre case finora, forse, è stato difficile immaginare il disastro umano e sociale che ha sconvolto l’intera nazione. Tra poco, quando avremo la possibilità di tornare per strada e di guardarci attorno, saremo costretti a prendere atto di una realtà che avremmo fatto bene a considerare prima, perché le macerie morali e materiali che, nel frattempo, si stanno accumulando, per sanarle, avranno bisogno non solo di interventi statali ed europei, ma di tutta la solidarietà e la generosità di cui sarà capace il popolo italiano. Milioni di famiglie si trovano già senza un introito e un numero altissimo di perone, tra imprenditori e lavoratori, hanno perso imprese e lavoro. A quel punto, non serviranno più le polemiche, le contrapposizioni, e gli interessi di bottega, perché ci renderemo conto di aver perso un tempo preziosissimo che avremmo, invece, potuto dedicare interamente al come ricostruire il Paese. Le vicende legate alla diffusione del coronavirus continuano ad insegnarci che non c’è più spazio per la propaganda e la speculazione. Per ricostruire in maniera sana e robusta il Paese, occorrerà ripartire dalla centralità della persona, usando il lavoro e non gli interessi o gli insani giochi della finanza, che avevano già prodotto danni ingentissimi, su tutto il pianeta, ancor prima della pandemia. Gli italiani, come è sempre accaduto nel corso della loro storia, sapranno portare a compimento questo difficile compito, e costruire una società nuova fondata sui principi di giustizia, di solidarietà e di inclusione. Questa è la strada! |