Caro Vittorio Feltri, come sta? Io devo dire che sto abbastanza bene. Trascorro le mie giornate facendo didattica a distanza per la scuola e l’università. Ho un dottorato di ricerca e insegno contemporaneamente a ragazzi del sud e del nord, a ragazzi italiani per intenderci. Secondo lei, sono anche inferiore però, perché sono del sud. Raccapricciano le sue parole. Sono fitte le sue parole. La cosa migliore sarebbe stata quella di ignorare queste provocazioni ma la reiterazione degli attacchi mediatici anche in nome di una pseudo libertà di stampa e di pensiero ha provocato innumerevoli reazioni. Continuare ad ascoltare le sue offese prezzolate mi ha convinta a scriverla. Lei non lo sa, ma le parole hanno un loro peso specifico. Il linguaggio, secondo diversi studi, è in grado di “modellare” il nostro cervello, le convinzioni e gli atteggiamenti cambiando il modo di pensare e agire. In parte dipende dal substrato culturale specifico, come spiega Jubin Abutalebi, neurologo cognitivista e docente di neuropsicologia dell’Università San Raffaele di Milano. Ecco perché De Magistris ha detto che lei ha proferito quelle affermazioni secondo una visione stereotipata del meridione. D’altra parte, c’è una cosa ben più grave. Le offese proferite dalla sua bocca non sono state nemmeno stigmatizzate e sembrano essere in qualche modo condivise. Annalisa Chirico a ‘Non è l’arena’ il 26 aprile 2020 ha sbandierato una presunta libertà di parola per giustificare l’inferiorità meridionale da lei affermata. Quindi, e mi rivolgo alla Chirico, io potrei tranquillamente dichiarare che lei è, per esempio, una imbecille tanto rientra nella mia potenziale libertà d’espressione. No, non posso, anzi non devo. Libertà di pensiero e libera espressione devono, infatti, mostrare rispetto dei principi generali etici e morali che stanno alla base del vivere civile: dignità, onore, riservatezza sanciti dalla nostra Costituzione. Capito Annalisa Chirico? Faccia un ripasso dell’articolo 21 della Costituzione italiana. Non abbindolate nessuno, ovviamente, con i tentativi di giustificare delle idiozie feltriane. Infatti, si capisce benissimo il significato del lemma ‘inferiore’ della lingua italiana e le varie connotazioni che può assumere. La domanda è piuttosto, inferiore a chi o a cosa? Senza elencare eccellenti menti provenienti dal sud dell’Italia – e mi creda Feltri sono tante – io vorrei solo consigliarle qualche lettura. Tra queste un eccellente testo dello storico Antonino De Francesco, La palla al piede. Una storia del pregiudizio antimeridionale in cui si dimostra come vengano utilizzati gli stessi stereotipi di tantissimi lustri fa. Ma questo antimeridionalismo con cui ancora oggi la società italiana si confronta non è così diverso da quello del passato. Questo antimeridionalismo è parte della diffusa xenofobia, e dell’intento di diffondere la xenofobia, che sta alla base della retorica e degli interventi di alcuni soggetti politici della destra in Italia e delle destre di tutto il mondo in generale. Andando a fondo ci si accorge che è facile smontare una retorica che sembra potente, o una comunicazione che sembra efficace, ma è solo generica e violenta. La difesa della ‘razza’ risuona nei microfoni di Radio Padania nel 2018 ed esce dall’apparato fonatorio di Attilio Fontana, attuale governatore della Lombardia, che spiega: “Dobbiamo decidere se la nostra etnia, se la nostra razza bianca, se la nostra società deve continuare a esistere o se deve essere cancellata”. Ogni progetto fondativo di questi linguaggi aggressivi e offensivi prevede alcuni elementi rituali. Salvini sul palco di Pontida nel luglio 2018 sceglie una linea che definirei “dulcamara”, ovvero pronuncia cose feroci, ma chiosa sempre con “e lo dico con un sorriso, con un abbraccio”. Se la prende con i poveri immigrati, l’Europa è un ostacolo e deve cadere come è caduto il muro di Berlino, i simboli religiosi vengono strumentalizzati e Falcone e Borsellino citati per infondere un senso di incorruttibilità all’insegna di quel reato di appropriazione indebita compiuto da Bossi, Belsito & Co che ci ricordano 49 milioni di euro di truffa ai danni dello Stato per i rimborsi elettorali. Inoltre come potremmo dimenticare la ferocia del discorso della Meloni sul palco di San Giovanni in difesa della famiglia ‘tradizionale’ per incitare all’odio le persone LGBT+? Confermando la visione della società basata su un binarismo di genere, pericoloso perché alla base della società patriarcale, la Meloni dice di essere orgogliosamente italiana, donna e cristiana e che non deve esistere “genitore uno e genitore due”. Sinceramente, da donna, sono orgogliosa di essere scesa in piazza lo scorso 8 marzo 2019 con tutte le associazioni che tutelano i diritti delle persone - di tutte le persone a prescindere dalle loro provenienze, dai loro generi o classi sociali – e di aver urlato a squarciagola il motto “Né Pillon, né Dio, per me decido io”. Ci provi anche lei, si fidi è liberatorio. Si, perché il disegno di legge Pillon è frutto di accordi governativi volti a ottenere i consensi di molte lobby perseguendo l’obiettivo rancoroso contro le donne di tornare indietro nel tempo, a prima della legge sul divorzio e della riforma emancipatoria del diritto di famiglia. Quindi, potrà capire, caro Vittorio che gli italiani sono stanchi e schifati di queste continue accuse colpevolizzanti che le destre usano: in qualche modo devono prendersela con qualcuno, sempre. C’è sempre “uno straniero” – nel senso baumaniano del termine – nei sopracitati discorsi neo-nazisti e razzisti che, creando un modello di purezza, genera la propria variante di impurità e le proprie categorie di gente inadatta all’ordine e in conflitto con esso. A turno vengono colpevolizzati e demonizzati immigrati, meridionali, persone LGBT+ ecc. ecc. Tutto ciò è una strategia che ha un obiettivo ben preciso: distogliere l’attenzione pubblica dai problemi venuti a crearsi col Covid-19 proprio nella civilissima pianura padana dove errori dettati da logiche del profitto e, forse, una latente propensione a raggiungere l’immunità di gregge, hanno ucciso migliaia di Italiani, Italiani, caro Feltri, non Padani. Lei ha usato i mass media per “deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti”, come teorizzato da Noam Chomsky. Se la strategia della distrazione serve quindi a impedire al pubblico di andare in fondo alle cose essenziali e a distorcere la realtà le sue sconclusionate e reiterate esternazioni sono il frutto marcio di pratiche politiche calcolate e deviate. Ecco perché cercavo di spiegarle che le parole contano: perché attraverso l’uso, o il non uso, di un termine specifico passa il processo di percezione ed elaborazione della realtà e delle società. Ora devo salutarla. Ho premura di andare a spiegare ai miei studenti, parte dell’elettorato del futuro, un po’ di cose che lei sicuramente già conoscerà: che non esistono persone inferiori e superiori perché facciamo tutti parte di un’unica razza, quella umana, e che storicamente l’inferiorità di cui lei ha parlato era un concetto del misticismo nazista tedesco.
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