Li ho a portata di mano, in un cassetto. All’orologio do la carica ogni giorno, al mattino, come faceva mio padre; il diario lo sfoglio di sera, nell’ora in cui lo compilava mia madre. Sono oggetti speciali ed io ad essi parlo, in silenzio. Rivedo l’orologio al polso di babbo e il diario sull’antica mensola, che mammina spolvera quotidianamente. È degli anni cinquanta l’orologio e sarebbe durato una vita; il diario porta la data del 1940, quando lo si prescriveva nelle classi ginnasiali. Segnarono tempi ed esistenze, registrarono piccole gioie e qualche pena. Restano frammenti di storia. |