E’ un vero e proprio grido d’allarme, una sorta di grido d’aiuto che il Centro Antiviolenza “Fabiana Luzzi” ha rivolto ad alcune autorità nazionali e regionali affinché intervengano per dare una mano fattiva all’Associazione Mondiversi che gestisce il Centro. I responsabili Luigia Rosito, per il Centro Antiviolenza, Antonio Gioiello per l’associazione e Sonia Leonino per la Casa Rifugio “Mondiversi”, hanno inviato, nelle scorse ore, una lettera alla presidente della Regione, Jole Santelli, al prefetto di Cosenza, Cinzia Guercio, al sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, ai ministri alle Pari opportunità e dell’Interno, Elena Bonetti e Luciana Lamorgese, per un’opera di sensibilizzazione e chiedere aiuto. Questo è il testo della lettera: Alla Presidente della Regione Calabria Alla Prefetta di Cosenza Al Sindaco della Città di Corigliano-Rossano E p.c. Alla Ministra delle Pari Opportunità Alla Ministra dell’Interno
Come è a Vostra conoscenza, in questi due mesi di pandemia da coronavirus i Centri Antiviolenza, nei limiti imposti, sono rimasti aperti. Il nostro Centro ha ricevuto tante richieste di aiuto da parte di donne costrette a convivere con il loro persecutore. A ciascuna abbiamo cercato di dare il sostegno possibile e le informazioni utili per affrontare le loro difficili situazioni, anche al fine di evitare che degenerassero verso il peggio. Abbiamo ricevuto anche tante richieste di accoglienza in Casa Rifugio. Alcune donne, dopo litigi violenti con i loro partner sono andate vie da casa, ma senza avere qualcuno che le ospitasse. Alcune hanno passato giorni e notti per strada, qualcuna è ancora per strada. Tra la ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti e la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese il 24 marzo è stato siglato un accordo che invita “i Prefetti, con il coinvolgimento dei Sindaci e delle associazioni che operano sul territorio, ad individuare, o a confermare laddove già esistenti, nuove soluzioni alloggiative, anche temporanee, nelle quali offrire ospitalità alle donne vittime di violenza che per motivi sanitari non possono trovare accoglienza negli esistenti Centri Anti Violenza e nelle Case Rifugio“. Ciò al fine di attuare eventuali inserimenti in sicurezza e per tutelare le operatrici e le ospiti delle strutture da possibili contagi esterni. Precauzioni e misure che saranno ancora necessarie per i prossimi mesi. Ma troppi sono gli ostacoli che incontriamo. A cominciare dalla disponibilità di alloggi di appoggio in attesa dei necessari accertamenti sanitari, mentre in Calabria le autorizzazioni per le nuove Case Rifugio sono bloccate ed i Finanziamenti per i Centri Antiviolenza rimangono irrisori ed erogati con notevoli ritardi. Non possiamo lasciare nessuna da sola. E’ ciò che ci siamo detti e che ci diciamo in questi giorni. A maggior ragione non possiamo lasciare donne vittime di violenza per strada o in condizioni ad alto rischio. Il nostro è un allarme. Un SOS. E’ necessario che rapidamente si trovi una soluzione. Nel confidare che Vogliate, per le Vostre competenze, affrontare e porre rimedio a questa grave e pericolosa situazione, rivolgiamo distinti saluti.
|