La chiesa delle Monachelle è stata dimenticata. È tra le chiese più suggestive presenti sul territorio dell’ormai estinto comune di Corigliano. Il monastero, o semplicemente la chiesa di Santa Chiara, sorge nel cuore del centro storico ausonico e la sua storia è legata a doppio filo con quella del vicino monastero delle Clarisse, ordine di clausura. Il monastero ottenne la conferma per la realizzazione della chiesa di papa Urbano VIII nel dicembre 1633. La costruzione avvenne grazie alla munificenza di famiglie facoltose di Corigliano, le cui figlie finivano spesso per vivere all’interno del monastero detto delle Monachelle. E grazie alle grate a cui le suore accedevano direttamente dal convento, potevano seguire le celebrazioni eucaristiche, per circa tre secoli. Una chiesa su cui aleggia la storia della città, ma che è ormai chiusa da decenni è derelitta. Chiusa al pubblico perché necessitava di lavori di consolidamento, a causa di vistose crepe che ne inficiavano la sicurezza. Nella metà degli anni novanta, grazie ad un finanziamento regionale di cento milioni di vecchie lire, permise all’amministrazione in carica il rifacimento del tetto della navata principale. Poi più nulla. Ora è diventata il ricovero di piccioni. Delle tele e degli affreschi straordinari, che adornavano la volta della navata e le pareti, rimane solo un ammasso irriconoscibile. Non vi è traccia, invece, dell’antico organo che dal 1735, è sempre stato posizionato sulla balconata posta sopra la porta d’ingresso.
Un patrimonio artistico culturale che rischia di scomparire irrimediabilmente e di cui le amministrazioni sembrano essersi completamente dimenticati. L’oscurantismo amministrativo pesa come un macigno su questa chiesa, su cui sarebbe necessario intervenire, nell’interesse anche delle generazioni future. Ma a Corigliano la disattenzione sembra essere congenita. Le immagini della chiesa, situata a poca distanza dal Castello Ducale, restituiscono una struttura che sta marcendo. Le pareti stanno perdendo l’intonaco e le grate di legno dietro il quale era custodito l’organo sono spezzate. Il pavimento è scomparso sotto centimetri di polvere. Piccioni morti giacciono ai piedi dell’altare. Le infiltrazioni costanti della pioggia hanno lasciato il loro segno dappertutto.
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