Quando si amministra una comunità l’onere più gravoso è la responsabilità delle decisioni, tanto più se le scelte riguardano la salute dei cittadini. Sin dal suo primo insediamento l’Amministrazione Comunale, guidata dal Sindaco Stasi, ha lavorato per riaccendere un faro sullo stato della sanità del nostro territorio e mai ci saremmo aspettati di dover fronteggiare questi giorni cupi di Coronavirus.
Nell’attesa messianica che tutto cambi, la domanda assillante che ci poniamo è: che impatto avrebbe una diffusione intensa del Covid-19 dalle nostre parti, ossia in un’area come la nostra socialmente più permeabile e con strutture e assetti socio-sanitari più fragili? Con che dotazioni potrebbe contrastare la pandemia? Quali risorse materiali e umane appropriate potrebbe mobilitare per far fronte all’emergenza?
Alla politica delle promesse irrealizzate che ha devastato le nostre strutture sanitarie e la nostra rete ospedaliera per i propri squallidi egoismi, si è pensato di contrapporre la politica del fare.
Compito di una nuova classe politica è anche quello di sradicare gli orticelli in tutte le strutture pubbliche, anche in quelle della sanità, per favorire un’inversione di rotta sui servizi, costantemente e sistematicamente depotenziati negli ultimi vent’anni.
Si può scrivere quello che si vuole (ciarlare è il termine esatto) ma il punto è che oggi in tema di sanità non si parla di servizi da sopprimere, ma di servizi da attivare. Lavori, attrezzature, possibili unità operative a disposizione del nostro ospedale (previste e non previste nell’atto aziendale), potenziale arrivo di nuovo personale sanitario, questo è diventato oggetto di discussione con gli attuali interlocutori e responsabili della sanità calabrese! Mentre è noto che fino a ieri discutevamo solo ed esclusivamente di una potenziale partenza o di una prima pietra dell’agognato ospedale della Sibaritide. Il resto sono chiacchiere.
Ecco perché ignoriamo le cretinate di chi non si accorge che il problema non è a che piano è stata montata la TAC, ma il fatto che la TAC sia arrivata. Così come chi parla a vuoto del reparto covid, cioè della possibilità di realizzare una unità operativa di pneumologia che, in questa fase, sia in grado di trattare i casi di coronavirus non acuti. Lasciamo ad altri il compito di dissertare su questioni filosofiche surreali e, francamente, molto noiose.
Per essere concreti, basterebbe porsi due domande. 1. Con quali strumenti oggi il nostro Spoke gestisce i covid-sospetti che arrivano quotidianamente? 2. Quale è (o quale dovrebbe essere) il ruolo della nostra città, quindi del nostro Spoke, anche nella gestione di questa emergenza? Chi non si pone queste due domande o è piuttosto distratto oppure è in malafede.
Che arrivi chiaro il messaggio a quel pezzo di aristocrazia sanitaria che vorrebbe continuare a ridurre il nostro ospedale unico nel proprio stipendificio poliambulatoriale, ai sanitari trincerati dietro il loro terrore dell’epidemia e che preferiscono l’attuale conduzione alla organizzazione ed a quel pezzo (tocca dire molto residuale) di politica cittadina, col prosciutto sugli occhi, che pur di andare contro l’amministrazione comunale, la appoggia di fatto!
Alla nostra comunità dei presunti scontri istituzionali che si consumerebbero sulle nostre teste o delle beghe politiche da quattro soldi, non importa un fico secco.
Abbiamo rivendicato e continuiamo a rivendicare quotidianamente, con tutta la governance sanitaria, sicurezza negli ospedali, lavori, personale ed attrezzature, sia per affrontare l’emergenza Covid, che per il seguito, perché siamo una città importante ed abbiamo uno spoke che deve diventare importante, anche se qualcuno non lo ha mai voluto o fino in fondo non vuole.
Nessuno ci regalerà nulla, dovremo lottare continuamente. Dovremo affrontare molte criticità (compresi i disertori politici nostrani) e dovremo passare anche attraverso le sconfitte, ma chi non ha voglia di affrontare le criticità ed ha paura delle sconfitte, non ha casa nel governo della città. Continui pure a scrivere baggianate sul divano di casa mentre noi continueremo a realizzare quell’inversione di tendenza a cui siamo stati chiamati,con il lavoro, giorno dopo giorno. |