Avrei preferito, in specie nell’attuale difficilissimo contesto nel quale ci troviamo, evitare di intervenire pubblicamente se non altro per la rilevanza della questione e, si aggiunge, per essere stato direttamente investito,nella qualità, diciamo di portavoce (ed in prospettiva, probabilmente, anche di legale), del lamento di gran parte del personale sanitario addetto al Pronto soccorso di Corigliano che, con nota risalente a circa un mese addietro, hanno (inutilmente) informato i vertici aziendali delle tante gravi criticità esistenti presso la struttura nella quale operano. I termini della questione sono stati ben compendiati nella richiamata nota datata 12 marzo rimessa, in pari data, al direttore sanitario spoke Corigliano Rossano, al Direttore dipartimento di prevenzione e per conoscenza al direttore generale, al Responsabile dell’UO Pronto soccorso nonché allo stesso sindaco. Da essa missiva si apprende della carenza di fondamentali dpi (dispositivi di protezione individuale) tra cui risalta persino la mancanza del sapone e del gel disinfettante. Capitolo a se i tamponi, mai effettuati sull’intero personale addetto ai delicati servizi di emergenza pur essendo questi naturalmente esposti alla minaccia di infezione nonché di rendersi essi stessi veicolo di malattia per gli assistiti. Analoghe gravi carenze si registrerebbero ancora per la fornitura di camici, mascherine e occhiali protettivi delle quali i denuncianti forniscono, sempre nella richiamata richiesta, analitico quanto impietoso resoconto: solo 20 mascherine Ffp2 e 50 chirurgiche a febbraio, 55 mascherine FFP2 e 90 chirurgiche a marzo, solo 30 camici monouso e 10 occhiali protettivi nei citati due mesi nonostante l’imperversare della pandemia. Numeri come ben si vede che attestano la drammatica situazione strutturale di un servizio al collasso totale, per non parlare del pericolo incombente sul generoso personale che, nonostante tutto, continua ad operare in quella trincea. Spiace constatare l’atteggiamento da struzzi di chi invece di intervenire ha preferito pure tentare di trafugare e nascondere i contenuti della citata denuncia (pur formalmente acquisita agli atti) e magari concedersi alla scena mediatica con tanto di roboanti annunci e passerelle, compreso l’imprudente apertura di un centro Covid 19 pur in presenza delle carenze prima drammaticamente denunciate. V’è dunque fondata preoccupazione nei sottoscrittori del documento per la loro sicurezza ed incolumità personale e, si aggiunge, di riflesso anche delle persone con le quali vengono a contatto (il pensiero va al triste caso del Pio Albergo Trivulzio di Milano e agli stessi ospedali delle zone rosse della Lombardia laddove il personale ha infettato gli stessi assistiti). In ragione di tale stato di cose e perdurando la colpevole inerzia degli organi aziendali garanti della salute dei lavoratori e dei cittadini assistiti, gli interessati solleciteranno l’intervento degli Organi di vigilanza e controllo sulla sicurezza dei luoghi di lavoro nonché della stessa competente Procura della Repubblica per l’accertamento dei profili di responsabilità penalmente rilevanti sussistenti nella rappresentata vicenda.
Avv. Natale Graziano |