L’imposizione di restare a casa per l’emergenza sanitaria in corso per molte donne può rappresentare situazioni di forte pericolo. La convivenza obbligatoria può diventare una bomba ad orologeria per le donne che sono vittime di violenza di genere. Restare a casa e condividere costantemente lo spazio con i propri aggressori per molte donne potrebbe non essere l’opzione più sicura, e potrebbe creare anzi le circostanze in cui la propria incolumità viene ulteriormente compromessa. Ed è per questo che il Centro, antiviolenza Fabiana Luzzi situato allo Scalo di Corigliano, ha deciso di continuare a dare la sua assistenza. Il servizio a supporto di chiunque ne abbia necessità va avanti, anche se il “face to face” è limitato. Ma dopo due settimane di limitazioni alla circolazione, le richieste di aiuto non sono mancate. “Da gennaio 2020 abbiamo preso in carico donne con figli minori in Casa Rifugio Mondiversi; al Centro Antiviolenza Fabiana donne vittime di violenza (psicologica, fisica, sessuale) che si sono rivolte al Centro per la prima volta; abbiamo ricevuto diversi contatti telefonici da parte di nuove utenti che si rivolgono al centro per la prima volta. Allo stato attuale il percorso di fuoriuscita dalla condizione di donna vittima di violenza prosegue con ventotto di esse”. Un bilancio drammatico quello raccontato dalla responsabile del Centro, Luigia Rosito . Pur con grande difficoltà per la collocazione in case rifugio o altri presidi similari, atti a fronteggiare le diverse esigenze di queste donne che si trovano in balìa dei loro aguzzini h 24. La collocazione di donne in tali presidi, ai tempi del Corona Virus, risulta subordinato alla garanzia dello stato di salute di chi accede a questa rete di protezione. Uno scoglio non semplice. Lo scopo è tutelare anche chi (donne e minori) sono già in queste strutture di accoglienza.
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