L’emergenza coronavirus appare ancora contenuta, in Calabria. Per adesso contagi, ricoveri e decessi registrano un andamento non allarmante, malgrado la drammaticità dell’epidemia sul piano sanitario ed economico. È presto per dire come si evolverà la situazione, tenuto conto, peraltro, che i dati si riferiscono a malati sintomatici e agli accertamenti mediante tamponi, finora scarsamente disponibili. Le assunzioni di personale negli Ospedali rappresentano il primo problema di cui occuparsi alla svelta, visti anche i ritardi nel rinforzare gli organici della sanità regionale e i vincoli di spesa che hanno accompagnato l’intero decennio del piano di rientro e del relativo commissariamento. Nel 2003 una direttiva europea impose i turni e i riposi obbligatori in ambito sanitario. L’Italia la recepì con legge del 2014, la numero 161, che addirittura entrò in vigore sul finire del 2015. Purtroppo la carenza di medici, infermieri e Oss su tutto il territorio nazionale fu in generale sottovalutata dai governi e parlamenti succedutisi, con il risultato di appesantire, soprattutto nelle regioni costrette al blocco del turnover, il lavoro nei reparti e di moltiplicare i rischi. Oggi la virulenza dell’epidemia in atto, specie nelle regioni con la sanità più organizzata, ci conferma la diffusa irresponsabilità della politica, che mai ha voluto stanziare le risorse per le assunzioni necessarie, ignorando quella direttiva comunitaria e la correlata legge nazionale. Inutile, a questo punto, piangere sul latte versato. La Calabria, poi, paga, come ripeto da troppo tempo, il criterio con cui è ripartito il Fondo sanitario, sulla base del quale riceve ogni anno una cifra inferiore di almeno 150 milioni rispetto a quella occorrente per tutelare il diritto alla salute dei propri residenti. Ho detto sino all’ossessione che quel criterio va rivisto e, insieme alla collega Dalila Nesci, ho presentato nel merito appositi atti. Allo stato, a emergenza in corso la struttura commissariale del governo, cui mi rivolgo e con cui voglio tenere un rapporto costruttivo, potrebbe autorizzare, a stralcio del fabbisogno acquisito di personale, l’assunzione di medici specialisti, infermieri e Oss per: la ventilazione polmonare, l’assistenza dei pazienti in terapia intensiva e sub-intensiva e in degenza. Ciò perché la recente manifestazione di interesse – riservata a specialisti, specializzandi, medici generici od in pensione – con cui la Regione Calabria punta a reclutare il personale medico a tempo determinato, all’uopo disponendo di 21 milioni previsti dal governo, appare uno strumento farraginoso e rischia di rivelarsi poco efficace a garantire le attività necessarie al bisogno nelle unità di: Pronto soccorso, Rianimazione, Pneumologia, Malattie infettive e Cardiologia. Si rischia, cioè, di avere soprattutto un certo numero di personale e di non disporre abbastanza, invece, di medici con adeguata esperienza. C’è poi, insieme, il nodo degli infermieri e degli Oss, che nel limite dei 21 milioni verranno chiamati attraverso lo scorrimento delle graduatorie degli idonei, ferme restando le rinunce – che stanno arrivando – di costoro, comprensibilmente non propensi ad accettare una proposta di lavoro per i soli sei mesi stabiliti dal governo. Che cosa suggerisco di fare ai commissari del governo Saverio Cotticelli e Maria Crocco? Dovrebbero – e potrebbero – a mio parere trovare un punto di equilibrio, in ordine al personale da assumere per l’emergenza Covid, tra il canale ordinario connesso al fabbisogno comunicato dalle aziende del Ssr e quello straordinario, che segue percorsi differenti. In Calabria serviranno sempre anestesisti, pneumologi, cardiologi, infettivologi. Tanto meglio, allora, averne una buona quota a tempo indeterminato, attraverso autorizzazioni ad assumere, ripeto, a stralcio del fabbisogno ricavabile. Questo sarebbe un intervento possibile e lungimirante, da attuare in tempi molto rapidi. In sostanza, i commissari governativi dovrebbero riappropriarsi del loro ruolo e assumere delle decisioni coerenti con lo stato di emergenza, evitando – e lo dico senza offesa a chicchessia – di subire lungaggini e avvitamenti della task force regionale, che peraltro aveva pensato di realizzare una costosissima struttura modulare, all’esterno del policlinico universitario di Catanzaro, dedicata ai contagiati dal nuovo coronavirus. La Regione e i dirigenti regionali Antonio Belcastro e Domenico Pallaria dovrebbero, al contrario, ragionare sull’enorme disponibilità di spazi dello stesso policlinico e attrezzarli, di concerto con il commissario aziendale Giuseppe Zuccatelli, di tutto il necessario per fronteggiare l’emergenza. Credo che questo drammatico evento del Covid-19 ci debba insegnare che ormai urge intraprendere la strada dell’agire: presentando proposte concrete e fattibili, aprendo una nuova era della politica non più basata su passerelle e comunicati stampa ma sulla sinergia istituzionale che un Paese democratico può realizzare attraverso il confronto di idee, e non di ideologie, tra maggioranza ed opposizione, di qualunque colore esse siano, nel precipuo ed esclusivo interesse della collettività.
Francesco Sapia - deputato, M5S
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