La Giornata dedicata alla Non Violenza sulle Donne è legata al 25 novembre del 1960, quando nella Repubblica Dominicana di Trujillo fu compiuto un brutale assassinio di tre sorelle ritenute rivoluzionarie, le sorelle Mirabal che furono trucidate, strangolate e buttate in un burrone per simulare un incidente. Pochi giorni fa in Cile, Daniela Carrasco, l’artista di mimo che difendeva i diritti dei cittadini cileni contro le diseguaglianze , sembra che sia stata trucidata ed impiccata, non solo perché partecipava ad una manifestazione popolare contro il governo, ma anche perché Donna. La matrice della violenza, quindi, permane ancora oggi in ogni parte del mondo ed in Italia, secondo il report 2019 della Polizia di stato, ogni 15 minuti si verificano reati di violenza contro il genere femminile. Cadiamo spesso nell’errore di considerare “violenza” solo percosse, minacce, stupro e delitti ma la violenza non ha un solo aspetto, non è solo fisica; la violenza più lacerante per la mente della Donna si manifesta ad opera di uomini che tengono in ostaggio morale le compagne o le mogli attraverso la derisione, l’insulto in pubblico, la mancata collaborazione economica sulle risorse familiari, il controllo costante sugli spostamenti della propria moglie o della compagna. Tutti questi atteggiamenti portano la Donna a non sentirsi apprezzata e lasciano segni profondi sulla propria autostima. E’ quindi, nostro dovere educare i giovani uomini al rispetto e all’educazione affettiva, affrontando il tema nelle famiglie e nelle scuole. Ed è dovere della magistratura e dello Stato applicare leggi severe per i soggetti che vengono denunciati dalle donne che subiscono violenza morale e fisica e per coloro che arrivano a compiere questi crimini. Quante sono state le donne che hanno denunciato precisi atteggiamenti violenti e sono state, poi, eliminate dagli stessi uomini?! E’ lì che uno Stato che si rispetti opera al fine di assicurare sicurezza e protezione alle vittime, stia a controllare che le cose si sistemino e che l’uomo in questione cambi atteggiamento e non procuri più l’orrore nella vittima di trovarsi in pericolo per sé e, molte volte, per i propri figli. E’ lì che deve fare in modo che il soggetto stia lontano dalla vittima o, almeno, venga monitorato nei comportamenti attraverso i servizi sociali e la collaborazione delle Forze dell’Ordine. Perciò, di cosa vogliamo parlare ogni anno in un giorno come questo se nulla cambia fattivamente? Se non ci sono investimenti sostanziali in tal senso, se non si opera sul welfare a favore di chi ha bisogno di sostegno morale ed economico, se non si prendono seri provvedimenti e serie proposte di soluzioni, come si può contenere un fenomeno così pericoloso e devastante? Le donne che si trovano a dipendere economicamente dall’uomo che le maltratta non saranno mai libere di potersi allontanare da colui che le tiene in ostaggio economico. Senza l’intervento dello Stato che le aiuti a trovare un’occupazione e, quindi, una forma di reddito personale, come potrebbero vivere lontano da casa e da coloro che le maltrattano? E allora, concludendo, possiamo solo dire che siamo stanche di assistere ai milioni di casi di violenza; che siamo stanche di assistere ai convegni e di produrne a iosa ogni anno per il 25 novembre, che ci troviamo in condizione di attesa di soluzioni come Donne e come Dipartimento, insieme alla responsabile regionale Maria José Caligiuri, che non abbassa la guardia per tutti i giorni dell’anno. Chi ha il dovere di farlo investa in apparati di tutela che funzionino veramente, faccia in modo che i Centri Anti Violenza abbiano abbastanza risorse per i soggetti che ospita o che segue e dia veramente sostegno materiale e psicologico alle vittime. Indigniamoci, indigniamoci sempre! NonE’NormaleCheSiaNormale Maria Golluscio Responsabile Territoriale Dipartimento Diritti Umani e Libertà Civili di Forza Italia |