Il referendum ha sancito la nascita della nuova Città di Corigliano-Rossano. Inutile fare analisi in merito al dato dell’affluenza, l’ondata di astensionismo è ormai una costante in terra nostrana. Questo, si presenta come un concetto aleatorio e che, per definizione, si presta a diverse interpretazioni. Dunque, più che compromettere il risultato referendario, dovrebbe far riflettere un po’ tutti. La politica non riesce più ad aggregare, o il cittadino ha perso il proprio senso civico? In ambedue i casi, c’è da correre immediatamente ai ripari. Certo, il fronte del No rimane un po’ con l’amaro in bocca. Avremmo preferito una fusione più prudente, ragionata, per anticipare e non fronteggiare eventuali problematiche. Ma tant’è. Ora non rimane che rimetterci in moto, lasciando al passato gli screzi di una campagna referendaria sin troppo garibaldina e ricominciando a lavorare, insieme. In una nuova realtà, per questa nuova realtà. Senza mai abbassare la guardia, però. È chiaro che per gli organi di Governo, adesso, è arrivato il momento di agire. I due Sindaci, palesemente presi in considerazione come un aspetto marginale della fusione stessa, è ora che comincino a dialogare. Per dare una struttura alla Città Unica ed una dignità ad un Popolo che ancora rappresentano. Abbiamo avuto tanta, forse troppa fretta di andare al voto. Ma ora bisogna rallentare e far parlare la politica e la disciplina. In primis, credo fortemente si abbia ancora bisogno di un ”parere tecnico”, dunque, dell’elaborazione di uno studio di fattibilità. E se prima questo era ancillare ad un voto consapevole, ora è quantomeno necessario per far capire agli amministratori dove e in che misura intervenire per la nuova Città. Poi, procedere all’elaborazione dello Statuto Unico Comunale e garantire un’entrata paritetica delle due comunità in luogo di Città Unica. Sviluppare un piano di commercio ed un piano dei trasporti, per capire i limiti e le opportunità che avranno i due centri nel confluire in un unico contenitore amministrativo. Cercare, laddove possibile, di programmare gli interventi focali da fare in entrambi i centri, così da raggiungere un buon livello di uniformità: fondamentale per incentivare la conurbazione. Che le due Città si equivalgano e si compensino a vicenda, insomma, senza campanilismi, valutando dove intervenire in maniera più accentuata, dove meno. Cercando, così, di instaurare un equilibrio socio-economico e tecnico-amministrativo tale da dimostrare, già da ora, di riuscire a ragionare e, soprattutto, ad agire come se si fosse un’unica realtà amministrativa. La reputo una misura di doverosità, questa, quantomeno nelle fasi iniziali del processo, onde evitare di generare ulteriori lacerazioni all’interno di quella che è, ormai, un’unica comunità. Solo dopo aver consolidato una base solida, sulla quale andrà poi ad operare la nuova giunta della nascente città, si potrà andare alle urne. Il desiderio di votare la tanto millantata “nuova classe dirigente” è grande ed è certamente condiviso. Ma il momento è tanto delicato quanto complesso. Non possiamo permetterci ulteriori imprudenze. |