Mancano ormai pochi giorni e ci appresteremo a votare al Referendum consultivo che vede come tema in questione la fusione dei comuni Corigliano e Rossano. Una fusione tanto aspramente discussa, ormai da mesi, che non ha, ad oggi, un programma politico-amministrativo definito. Un programma che abbia come soggetti il decentramento degli uffici pubblici, un programma che veda interessati i centri storici, le periferie. Tutto questo manca e ad oggi non si ha nessun elemento utile a capire cosa significherà fonderci. E non possiamo permetterci, come ormai da decenni è abitudine, il lusso di dire “poi si vede”! Una fusione questa che mi piace definire “fantasma”: nulla di scritto, nulla di programmato, ci viene solo chiesto di unirci. Per fare cosa? Dobbiamo unirci per il bene delle due città o per qualche scopo politico di una classe dirigente ormai vecchia nonché marcia? Perché tutta questa fretta? Ecco perché io, come tanti giovani, a gran voce diciamo NO. Ma attenzione, non diciamo no alla fusione delle due città, diciamo NO a questo tipo di fusione dove niente è scritto ma tutto è solo detto. Credo sia opportuno, nonché necessario, iniziare un tavolo di confronto tra amministratori locali e popolazione per iniziare a progettare un ipotetica fusione. Se notate bene, in questi mesi di tutto si è parlato, ma niente è stato scritto, studiato, programmato, approvato. Non illudiamoci del fatto che la fusione porti grandi progressi se non si ha un progetto scritto. Nessuno sa che gli amici di Rossano, (non per colpa loro, ma per la classe dirigente che hanno avuto), ha il 30% di debiti in più rispetto al comune di Corigliano. Nessuno sa che la legge riguardante la fusione dei piccoli comuni (per piccoli comuni si intendono comunità di massimo 5.000 abitanti. Noi siamo molti di più) prevede l’erogazione di Finanziamenti per un massimo di 2MLN di euro a fusione. Con 2MLN di euro i comuni di Corigliano e Rossano ci pagano esattamente una bolletta di energia elettrica per un bimestre. Se diamo un’occhiata alla legge regionale che parla di fusione troveremo: “il consiglio regionale fornisca alle popolazioni interessate un progetto di fusione” . Lo avete visto mai? Vi è stato presentato mai? Ecco, da tutte queste piccolezze possiamo dedurre che questo tipo di fusione non è altro che un buon trampolino di lancio, forse, per qualche personaggio che fa parte o ha fatto parte della classe dirigente che governa. E in caso di fusione le periferie che fine fanno? C’è un progetto di valorizzazione o di integrazione per esse?! Attenzione: viviamo in un comune dove l’acqua (bene ormai primario) non vi è a tutte le ore del giorno. Tutte queste “piccolezze” rendono una fusione “fantasma” poco utile alle città. Pensiamo a sistemarci a casa nostra per poi pensare più in grande. La nascita dell’ospedale unico della sibaritide, la riapertura del tribunale non dipendono di certo dalla fusione, bensì dalla volontà di una classe dirigente che ormai palesemente mira soltanto ai bisogni propri e non a quelli della comunità intera. Mi auguro che nei giorni che seguiranno i miei concittadini vengano informati per come meritano, ma soprattutto per come stanno davvero le cose. Si facciano dibattiti di confronto e non di co-distruzione come in questi giorni purtroppo è avvenuto. Mi auguro che i miei concittadini guardino i propri bisogni, quelli dei propri figli, e non si facciano illudere da false promesse politiche che come al solito lasciano il tempo che trovano. Il 22 ottobre io voto NO a questo tipo di fusione. |