In questa campagna elettorale sta succedendo davvero di tutto ed ognuno nel bene o nel male sta cercando di apportare il suo contributo a questo storico e lungimirante progetto. Astenendomi da qualsiasi commento sul tenore degli interventi che stanno caratterizzando in peggio l’ultima parte di campagna elettorale, ho voluto anche io dare il mio contributo in maniera concreta cercando di fare un po’di luce su alcuni aspetti del post referendum qualora come mi auguro dovesse vincere il SI. Mi permetto di scrivere come persona informata sugli aspetti legislativi e sociali che caratterizzano i processi di fusione di Comuni in quanto da studioso della materia ebbi modo di occuparmi dell’argomento grazie ad una tesi in diritto amministrativo proprio sulle fusioni di Comuni in Italia ed in particolar modo sulla differenza tra fusioni di piccoli Comuni e fusioni di grandi Comuni ed in quell’occasione ebbi l’opportunità di confrontarmi con docenti, amministratori e tecnici dell’argomento appartenenti a Regioni dove l’istituto sta funzionando e portando grandi risultati. Non è cosa strana o nuova infatti che questi processi creino un certo timore nei cittadini per l’ipotetica perdita della propria identità storica, culturale e sociale derivante da un processo di fusione. Niente di più sbagliato. Spesso si confonde il concetto di identità con quello di rappresentatività elettorale non tenendo invece distinte e separate le due cose come è nella realtà dei fatti. IDENTITA’ E FORZA DELL’UNIONE. Con la fusione noi non andremo a cancellare la nostra storia e le nostre tradizioni che anzi ne risulteranno più rafforzate. Ma non è forse vero che le nostre due città in questi anni sono state penalizzate dalle varie politiche statali e regionali? Siamo più ricchi o più poveri rispetto a 20 anni fa? Abbiamo più servizi o meno rispetto al recente passato? Se scompariremo per mancanza di peso politico e per il degrado amministrativo ed economico delle nostre città, che fine faranno le nostre tradizioni e la nostra identità? Sono queste le domande che dovremmo porci e a queste domande la creazione di un unico grande Comune può dare una risposta. Dobbiamo creare un ente capace di rappresentare tutte le città dell’alto Jonio e capace di avere la forza politico-contrattuale di pretendere di più dallo Stato e dalla Regione, capace di valorizzare le risorse economiche e culturali di entrambe le città e convogliarle in un’unica grande potenza economica, amministrativa e sociale. RAPPRESENTATIVITA’. Per quanto riguarda il secondo grande scoglio da superare il legislatore italiano questa volta è stato davvero lungimirante prevedendo un nuovo ruolo per i Municipi, luoghi di partecipazione politica e decentramento dei servizi (come da legge 56/2014). Potranno essere infatti questi organismi a prendere il posto dei vecchi consigli comunali e saranno dotati di veri e propri poteri essendo il raccordo fra le istanze dei “vecchi” territori e il nuovo Comune unico. Ma come funzionano e chi ne farà parte? A queste domande e senza entrare in tecnicismi vorrei rispondere con un esempio che tutti potranno andare a verificare, ossia la struttura di base che è stata adottata nel Comune di Valsamoggia. Questo Comune emiliano è nato dalla fusione di 5 piccoli Comuni e quindi presenta una struttura molto decentrata derivante da una maggiore frammentazione amministrativa. In questo caso ogni Comune è stato sostituito da un Municipio dotato, oltre che di un apparato amministrativo, di un Presidente e un Consiglio di Municipio, quest’ultimo formato da componenti eletti direttamente dai cittadini contestualmente alle elezioni comunali e che ricoprono il loro incarico in modo ASSOLUTAMENTE GRATUITO senza ricevere nessuna indennità di sorta. Ma la vera nota di merito è che i Municipi sono inseriti nel processo decisionale del nuovo Comune. Possono presentare proposte di provvedimenti, sono obbligatoriamente informati dal Comune sugli atti e le iniziative che questo ha intenzione di adottare e sono coinvolti nel processo decisionale tramite i pareri obbligatori e non che sono chiamati ad emanare e contribuiscono allo sviluppo dei singoli territori nell’ambito dell’unitarietà del Comune. Insomma dei veri e propri organi elettivi del Comune che rappresentano le comunità di origine. Se provassimo a immaginare uno strumento come questo nel nostro caso, che del resto è previsto esplicitamente dalla proposta di legge a firma dell’On. Graziano, ci renderemo conto delle grandi potenzialità che questo strumento può avere. Potrebbe trattarsi di due Municipi coincidenti coi vecchi territori dei Comuni di Rossano e Corigliano oppure potremmo avere più Municipi come emanazione delle contrade di Schiavonea e Sant’Angelo, Cantinella, Piragineti, Centri storici e periferie in base alla ripartizione che le istituzioni e i cittadini riterranno più opportune e più tutelanti i loro interessi locali. In ogni caso al loro interno si potrà procedere ad una ripartizione dei seggi in modo tale che tutte le contrade siano adeguatamente rappresentate e possano tramite i loro rappresentanti migliorare la qualità dei territori nell’ambito di un nuovo grande Comune di tutti. E quale migliore palestra politica per i giovani per diventare gli amministratori del domani lavorando per le proprie comunità? Non è da dimenticare che la legge Delrio prevede anche la possibilità di istituire tramite lo statuto, “ forme particolari di collegamento tra il nuovo comune e le comunità che appartenevano ai comuni oggetto di fusione”, quindi lasciando la più ampia libertà ai Comuni sulle modalità con le quali i cittadini si rapportano con le nuove istituzioni, potendo prevedere anche ulteriori forme di collegamento e partecipazione popolare. Dobbiamo solo lavorare insieme per crearle. |