Una cosa è la politica. Altro è la buona educazione. È pur vero che spesso la competizione «elettorale» genera tensioni, contrapposizione e divergenze progettuali, ma tutto ciò non deve consentire il facile ricorso all’ingiuria, alla maldicenza gratuita e all’offesa fine a stessa. È ciò che sta accadendo in relazione alla fusione tra Corigliano e Rossano ove si ricorre, da più parti, alla violenza dialettica piuttosto che contribuire a generare un momento di confronto per le rispettive popolazioni utile a comprendere cosa conviene fare e, dunque, cosa dalla fusione perderanno o guadagneranno i cittadini coinvolti. Non si capiscono, pertanto, le parolacce e le bestemmie, blaterate da taluni in pseudo e velleitarie comunicazioni al «popolo», che nessuno però ha voglia di leggere. Non hanno ragione di esistere capziose interviste ove, tra una ambiguità e una balla, si tenta di dare un significato alla propria esistenza «politica», che peraltro sono davvero in pochi a riconoscergli. È quanto accaduto in una recente apparizione di Giuseppe Graziano che, si suppone non abbia neppure letto la sua proposta di legge sulla fusione dei due comuni jonici. Quella proposta dallo stesso accreditata di due giorni di lavoro di grandi giuristi tanto da essere riconosciuta la migliore a livello nazionale. Refusi a parte, simili stupidaggini e inappropriate definizioni su atti e fatti commessi, che meriterebbero una querela da parte mia e non solo, tracciano l’uomo e il suo essere divenuto, alquanto impropriamente, cittadino del Massimo consesso regionale, nonostante incapace di distinguere una legge stricto sensu da una legge provvedimento, tale è quella che istituisce un nuovo comune. Evito qui di stigmatizzare le abitudini croniche di taluni di realizzare interessi non pubblici nell’esercizio di funzioni burocratiche ovvero «politiche», guadagnate attraverso il cattivo uso delle mansioni precedentemente esercitate. La mia storia è diversa, e non già quella altrui, i fatti lo dimostrano, così come ne farà testimonianza l’esito, orami prossimo, della verifica cui è stato sottoposto di recente il comune di Corigliano. Ad altri, e non certo a me, spetterebbe dimostrare, dentro e fuori le aule di giustizia, la prova di non aver commesso malefatta alcuna. Venendo alla fusione, è mio compito portare avanti l’iter secondo i canoni delle migliore politica e nell’esclusivo interesse della mia gente. È ciò che sto facendo e che continuerò a fare, certo come sono che occorre avere un progetto di città chiaro e conveniente per la collettività coinvolta, un organico complessivo che non penalizzi la burocrazia ausonica ricca di professionalità, un bilancio che dia ragione ai sacrifici fatti dai coriglianesi a rimettere in piedi i disastri ereditati nel 2013. Quanto a questa ultima esigenza, sembrano concretizzarsi all’orizzonte uno stato dei conti del comune di Rossano pieno di interrogativi che avremo modo di chiarire in contraddittorio nel breve periodo. Il tutto in onore della verità che dobbiamo ai cittadini e ai residenti comunitari che sopportano gli oneri fiscali e che hanno ragione di pretendere chiarezza ed efficienza dalla PA locale preposta a garantire loro i servizi pubblici. Un atto dovuto, l’accertamento da farsi, per avere contezza che non avvenga ciò che è stato recentemente sottolineato da autorevoli soggetti istituzionali nei preamboli nel ben noto ricorso al Tar: ma in questa fusione, pare, che ci sia chi mette i soldi e chi, invece, ci mette i debiti! Su questo dovranno decidere i cittadini.
Il Sindaco Giuseppe Geraci |