Nel dibattito che si sta diffondendo, tra i cittadini di Corigliano e Rossano inerente l’imminente referendum consultivo sulla proposta di fusione, si registrano una serie di informazioni inesatte che occorre fugare.
La cosa più grave che affronterò fino al 22 ottobre c.a., non sarà soltanto il discorso puramente sostanziale, poiché su quel versante le ragioni del “SI” non temono confronti (solo un pazzo non capirebbe che il Governo e lo Stato incentivano con forti aiuti economici i comuni fusi), ma le “ideologie” di coloro i quali adducono come motivo a fondamento del “NO”: la pericolosità dei rossanesi, il timore del domani, il debito comunale differente, il fatto che da divisi i coriglianesi stanno bene, ecc. ecc..
Premetto con immenso piacere di aver visto moltissimi abitanti coriglianesi e rossanesi interessarsi al tema e, con altrettanto piacere, ho potuto notare come gli stessi fossero favorevoli al “SI” per la fusione.
Ora potrei dare una notizia un po’ sconvolgente; Rossano ha bisogno di Corigliano nella stessa misura in cui Corigliano ha bisogno di Rossano, poiché, cari lettori, se vogliamo avere una flebile speranza di mantenere gli uffici pubblici che ci stanno sottraendo, giorno dopo giorno, a sbattere i pugni sui tavoli occorre mandare 1 sindaco che governi 80.000 abitanti e non 2 sindaci da 35.000 e 40.000 abitanti, dato che, per come ci sta insegnando la politica (ed anche la direzione del Governo degli ultimi anni), il futuro dei pubblici uffici volge verso l’accentramento, verissimo, ma verso l’accentramento negli agglomerati urbani più popolosi e di grosse dimensioni e non verso i comuni di medie dimensioni. Con questo non si vuol creare il sillogismo secondo cui la fusione ci restituirà tutto ciò che abbiamo perduto, ma di sicuro ci consentirà di mantenere quel po’ che ancora resta e di poter avere un po’ di voce in capitolo nel caso in cui si volesse riottenere qualcosa, e, chi vi dirà il contrario in merito all’accentramento degli uffici e dei servizi verso le grandi città, è un disinformato.
Altra “bufala” da contestare è quella inerente il seguente concetto: “a me va bene il presidio Ospedaliero specializzato a Cosenza“ e, dulcis in fundo, “che mi frega di perdere gli uffici ed i servizi tanto arrivo a Cosenza e faccio tutto lì”, si certo, gli asini volano e gli uccelli parlano.
Del futuro non vi è certezza e l’ospedale della Sibaritide non è connesso all’iter di fusione, ma mi riallaccio al discorso poc’anzi fatto: la logica è quella dell’accentramento, anche per la sanità, per cui, secondo la logica consolidata della preminenza del grande agglomerato urbano qualcosa, in caso di fusione, dovremmo potercela spendere anche noi in termini: di sanità, di reparti e soprattutto di posti letto. Nel caso di specie occorre fare un ragionamento semplice, semplice; Corigliano e Rossano sono abitate da circa 80.000 abitanti, poi avremmo come aree da dover servire: Cariati 8.355 abitanti, Crosia 9.811 abitanti, Villapiana 5.000 abitanti, Mandatoriccio 2.800 abitanti, Trebisacce 9.000 abitanti ed infine Sibari con 5.000 abitanti (e molte altre realtà che non cito per dimenticanza, nessuno me ne voglia), bene, occorre precisare che un’area così popolosa non potrà mai accettare, in nessuna forma, il discorso secondo cui “la specializzazione Ospedaliera va data a Cosenza”. Proviamo a raccontare questa idiozia ad un povero Cristo con infarto miocardico acuto, con peritonite o ad un soggetto con rottura di aneurisma cerebrale che deve aspettare 45 min di trasporto prima di essere sottoposto ad intervento chirurgico, quando, di contro, la scienza medico-clinica ci ha insegnato che per alcuni eventi da codice rosso ogni minuto passato corrisponde al 5% di possibilità di aumento del rischio di decesso (e quindi con 45 minuti di tragitto sei già morto).
Si è vero, la fusione non è un elemento sicuro per l’ottenimento di una velocizzazione dei lavori dell’ospedale unico o per l’aumento dei posti letto, ma ora la domanda la pongo al contrario, da enti frammentati e divisi negli ultimi 20 anni cosa abbiamo prodotto in materia sanitaria? Rinfreschiamoci la memoria: chiusura della clinica privata di Sibari, chiusura dell’ospedale di Trebisacce, chiusura della clinica per le partorienti di Rossano, chiusura di non so quanti reparti negli Ospedali di Corigliano e Rossano, beh, se tanto mi dà tanto è giunto il momento di invertire la tendenza politica visti i risultati fallimentari. E vi
prego, basta con la solita solfa degli amministratori capaci, ne abbiamo le tasche piene. Sono convinto che il saccheggio non è ancora del tutto compiuto.
In merito ai servizi, la corona per la bufala più incredibile dell’anno la consegno al seguente impiegato che mi disse ”… Daniè io per andare a Rossano paese ci mettevo 25 minuti per arrivare a Castrovillari ce ne metto 30…” , ho dovuto trattenere le risate (pensando ad eventi tristi) ed ho capito in un solo attimo cosa sia il concetto di “faziosità”, io, invece, che sono molto distante dai mezzi e dallo stile di Niki Lauda, desidero fortemente che, INPS, INAIL, Agenzia delle Entrate, SIAE, Vigili del Fuoco, Polizia di Stato ecc. ecc. restino a Rossano dato che ci arrivo in 15 minuti, la gente è cordiale e non ho vissuto episodi di razzismo (neanche velato), invece, a Cosenza, arrivo in 45 minuti (se mi va bene) devo prendere l’autostrada, non trovo mai parcheggio e c’è un caldo (d’estate) che è meglio non parlarne. Ribadisco che, nelle politiche di accentramento esistenti nelle grandi città (che lo Stato persegue da anni), la fusione ci darebbe una mano.
Il secondo “atto” riguardante le idee in favore del “NO” si palesa sul concetto aleatorio e metafisco del “… e ma ogni realtà è a se stante, non sappiamo se la fusione porterà benefici in una città così grande come la nostra …”. Cari amici anche in questo caso c’è chi ci ha preceduto. La città di Cosenza (a noi seconda in tutto e per tutto) invitava presso il palazzo dei Bruzi il Prof. Francesco Rota, docente di diritto amministrativo presso l’Università del Sannio, uno che ne sa, il quale durante tutto il suo intervento (TUTTO) non ha smesso di elogiare gli elementi positivi del processo di fusione tra Rende, Castrolibero e Cosenza. Il cattedratico ha parlato di maggiore inclusione dei cittadini, indubbi vantaggi economici e politici ecc. ecc., ma come si sa noi siamo meglio, per cui questo prof. sarà inattendibile (!).
Per correttezza occorre specificare che tutti i prof. universitari interpellati (dei vari atenei d’Italia) sui temi della fusione hanno parlato di alcuni benefici in termini assoluti (che prescindono quindi da elementi esterni) ma, stranamente, il fronte del “NO” contraddice tali benefici assoluti ed io attendo pazientemente che tali svantaggi vengano enucleati in maniera chiara e precisa. Ad oggi ho letto, purtroppo, solo frasi fatte che, in alcuni casi, per mia colpa, non ho neanche capito.
A tutti coloro i quali sostengono l’assenza di concretezza delle ragioni del “SI” rispondo in maniera caustica, le leggi in materia porteranno soldi e liquidità che, ovviamente, dovranno essere spesi con criterio ma chi sostiene che il debito è un male assoluto non conosce affatto cosa vuol dire la gestione della macchina comunale. Rinvio a tutte le norme e le leggi che ho minuziosamente elencato in precedenza. In merito alla mancata inclusione delle periferie, l’ennesima bufala, rispondo con la figura dei “municipi” previsti dal TUEL, i quali hanno funzione di inclusione delle frazioni limitrofe. E comunque, ad oggi, Baraccone, San Nico, Mandria del Forno, Fossa, Petraro e Fabrizio sono incluse? Chiedetelo direttamente a loro.
Per i sostenitori del “… i politici vogliono solo guadagnare di più … “ sempre nel caso di fusione, la legge IMPONE di non aumentare il numero dei politici presenti in giunta ed consiglio e, in caso contrario se ciò accadesse, la spesa non potrà essere addebitata all’ente, per cui se vuoi nuove figure politiche da mettere sul “carrozzone” o lo fanno gratis o le paghino di tasca loro.
Ai sostenitori del “NO” sul settore “… non ci sarà alcun risparmio per i cittadini … “ dico di andare a rivedere le stime nelle analisi delle economie di scale, fatte dai vari enti preposti a mezzo di esperti del settore, porto l’esempio della rendicontazione 2014 fatta dal Ministero dell’Interno (confermata dal comune unico della Valsamoggia) dove si è registrata una diminuzione della tassazione non indifferente in favore dei cittadini, ovviamente questo beneficio non è sceso dal cielo perché, da che mondo è mondo, o hai buoni amministratori o non beneficerai di nulla soprattutto in virtù del fatto che tali benefici vanno associati ad una seria lotta all’evasione fiscale ed al pugno duro con le ditte appaltatrici di servizi, se il comune è unico non puoi chiedere le stesse voci di spesa.
A tutti i sostenitori del “NO” dico che ragionare su di un comune unico da 80.000 abitanti permetterà di non fare entrare nel consesso comunale i soliti: saltimbanco, lacchè e voltagabbana, poiché, non potrai più coltivare un piccolo orticello di voti, per cui, o hai capacità e progettualità o sei fuori.
Concludo con un ringraziamento sincero a tutti coloro i quali, in posizione neutra, mi hanno ringraziato per i dati da me forniti poiché ritenuti chiari e credibili e, soprattutto, ringrazio anche coloro i quali si stanno impegnando a diffondere il dibattito sul tema fusione in tutti gli ambiti e settori della società civile poiché il dibattito deve includere tutti, nella speranza che le ragioni del “SI” abbiano la meglio.
Daniele Torchiaro, per spirito tuzioristico. |