Non interferiamo con il Colors Festival che ha avuto una buona riuscita, se a luci spente proponiamo una riflessione sul convegno preparatorio tenutosi il 30 maggio scorso al Centro di Eccellenza. Sul palco a parlare di “flussi migratori e società civile” una nutrita folla di relatori, una quindicina con qualche assenza tra le autorità. Tra il pubblico non troppo numeroso anche gli operatori dell’associazione Mondiversi e alcuni dei ragazzi assistiti dall’associazione: sul palco il loro compagno Salauddin e il presidente Antonio Gioiello. Aprono gli interventi i rappresentanti delle associazioni organizzatrici del Colors Festival e a seguire quelli dell’Università. Cito in ordine sparso i concetti più sorprendenti: “Questi ragazzi devono andare a scuola”, “Siamo per l’accoglienza a costo zero”, “Siamo per l’accoglienza dal basso, se calata dall’alto comprendiamo la ribellione dei quartieri”, “Io ho conosciuto le differenti culture grazie al progetto ERASMUS”. Per fortuna risponde la realtà, con le parole di Salauddin che, come tutti i minori non accompagnati, va a scuola “cinque giorni alla settimana”; con i dati riportati da Vincenzo Tamburi, sindaco di San Basile, che “scusandosi” per essere di sinistra cita i numeri dell’immigrazione in Italia, grandi assenti del convegno; o infine con l’intervento di Antonio Gioiello che enumera gli otto mesi di stipendio non percepito dai suoi operatori (cita i mesi uno per uno!) Il progetto ERASMUS entusiasma invece l’assessore Capalbo, che forse, in qualità di segretario della Marinella Bruno Onlus, potrebbe trovare altri argomenti sul tema dei migranti. Manca qualcuno che esprima comprensione per i viaggi sui barconi, evocando la propria crociera nel Mediterraneo (bevande escluse)! Tutti sorvolano pietosamente sulla “ribellione dei quartieri” che a Corigliano si è concretizzata in qualche croce celtica sui muri con la scritta “FUORI I NEGRI”, a molti è chiaro però chi dovrebbe tornare a scuola. Questo è quello che capita quando è più la gente sul palco che quella in platea: si perde il senso dell’ascolto e l’occasione per imparare dalla realtà, che si può valutare in modi differenti ma non cambia di certo se volgiamo lo sguardo altrove. Per questo, passata la festa, chi non è mai stato al porto durante gli sbarchi o al palazzetto dello sport la scorsa estate può sempre prendere contatto con i diversi progetti di accoglienza che operano del territorio. Giusto per sapere di cosa parla. Potrebbe magari scoprire che “accogliere” è molto diverso rispetto a “parlare”: è più simile ad “ascoltare”.
Sergio Paciolla Coordinatore Cittadino – Circolo Sinistra Italiana Corigliano “Gabriele Meligeni” |