Alla luce del dibattito che si sta sviluppando nel nostro territorio inerente il processo di fusione tra i comuni di Corigliano e Rossano, chi scrive, purtroppo, ha dovuto fare i conti con un sistema di pensiero che malauguratamente attanaglia queste terre con tutte le nefaste conseguenze che ne derivano. Se dovessi descrivere l’atteggiamento di chi abita questi luoghi non esiterei a definirli masochistici, quasi paragonabili a chi ha sofferto della “sindrome di Stoccolma”, ossia, di coloro che una volta liberati dagli aguzzini, anziché correre verso la libertà, decidono di restare con chi li ha sequestrati per una insana alchimia che non si riesce a spiegare. Ci facemmo “tritare” dalla scellerata scelta di non diventare Provincia unica perdendo denaro, uffici e potere polito, e questa scelta la pagammo per ben 15 anni, 15 anni vissuti da comparse in cui ci vennero sottratti Ospedali, strade, depuratori, riqualificazioni urbane, ristrutturazioni scolastiche ecc. ecc. e ad oggi, purtroppo, queste ferite ancora non fanno risvegliare determinate coscienze che ci vorrebbero ancora sottomessi. Oggi stiamo per ripercorrere lo stesso sbaglio, Giovan Battista Vico parlava nella sua filosofia di “corsi e ricorsi storici” secondo una linea di pensiero in cui la storia tendeva sempre a ripetersi, con l’unica differenza che secondo Vico la storia si ripeteva dopo secoli, da noi, nella sibaritide, dopo circa 10 anni sei punto e a capo. Per chi non l’avesse capito, mi sto riferendo “dispregiativamente” a coloro che criticano “a priori” la scelta della fusione. La cosa peggiore che ho potuto leggere ed ascoltare sono stati i pensieri fondati sul nulla, ossia il “…non so cosa accadrà…”, “non so dove andremo a finire…”, bene, per tutti questi soggetti non nutro alcuna velleità comunicativa poiché ogni sforzo sarebbe inutile, la posizione “a monte” non è confutabile poiché non basata su elementi empirici o normativi. Se salto a piè pari la questione degli interlocutori “vincolati”, di contro, suscita in me particolare attenzione ed allarme il tentativo di uccidere “nella culla” l’iter referendario, ossia la voglia di far si che non si giunga all’espressione del suffragio popolare adducendo motivazioni che, a parere di chi scrive, sono giuridicamente inconsistenti dato che il referendum di cui si scrive è solo ed esclusivamente consultivo. Qualche anno fa il giudice con cui collaborai a Bologna, durante i miei studi, un giorno mi disse “…nelle sentenze non bisogna convincere il lettore, ma motivare, mediante le prove prodotte, come si sia giunti alla decisione finale…”, ringrazio il dott. Salina per questa massima che oggi, come non mai, mi torna utile, dato che anche io baso (come ho sempre basato) le mie scelte su elementi di fatto e cerco, sempre per amore di questa terra, la scelta che più può giovare all’intero ceto cittadino, acquisendo dati, informazioni ed esperienze di chi vi è già passato. Ribadisco fortemente che non mi rivolgo alla platea poc’anzi citata poiché quasi certamente interessata ad altro rispetti al merito dei miei scritti. Mi rivolgo a tutti coloro i quali ragionano con la propria mente, non si attaccano a cavilli o congetture, sono disposti a leggere cosa l’ordinamento statuisce in merito e quali sono le valutazioni di chi ha goduto di questo processo di fusione sulla propria “pelle”. Per cominciare richiamo i benefici normativi; art. 15 co. 3 DLgs 267/2000 (sui finanziamenti statali di cui i comuni fusi godrebbero in via preferenziale), art. 1 co. 709 e 734 l. 208/2015 (deroga al pareggio di bilancio), art. 20 l. 135/2012 (trattenimento dei contributi statali ed europei), art 16 co 6 TUEL (legge sulla figura del municipio), ddl stabilità 2017 art. 492, 495, 506 (sui benefici specifici di alcune materie come: edilizia scolastica, inquinamento, rischio idrogeologico ecc. ecc.) nonché l. 42 del 2009 art. 12 co. lett. f) (vantaggi di natura fiscale). Tali riferimenti si rivolgono sempre a coloro i quali sono disposti a leggere ed a informarsi sui reali benefici, i sostenitori del “non so cosa accadrà”, “è una scatola chiusa” e “non dove andremo a finire” possono anche approfittare della lettura, ma, ahimè, ne conosco già l’elucubrazione finale. Per ciò che riguarda i benefici reali richiamo: Valsamoggia, Montoro, Porto Viro, Figline ecc. ecc. i quali, con economie bloccate e debito pubblico rilevante, hanno messo le ali e risolto buona parte dei loro problemi, senza mai prescindere dall’oculatezza della spesa. Per le proposte di fusione in corso troviamo: Scanzano e Policoro in Basilicata, Crotone, Cutro, Isola capo Rizzuto e Strongoli in Calabria e, dulcis in fundo, Cosenza , Rende e Castrolibero, comuni con un debito comunale molto simile al nostro. Premesso che nessuno dei comuni fusi è voluto tornare indietro E LA LEGGE LO CONSENTIREBBE, le nuove proposte avanzate dai comuni nella regione Calabria puntano a realizzare dei centri di popolazione rilevanti (perché Crotone e Cosenza hanno capito dove sono i soldi ed il potere) e casualmente, sono state avanzate da chi il potere lo ha sempre avuto e non vuole perderlo e, purtroppo, solo da noi c’è il rischio di farsi l’ennesimo autogol, l’esperienza della mancata provincia allora non è bastata. Personalmente non ci sto, sono stanco di dover percorrere 90 minuti di strada per avere servizi accettabili e sono altrettanto stufo di abitare in una zona in cui; l’ASP è regolata dalla Regione (e dalla Provincia di Cosenza), il porto è sotto il potere di Gioia Tauro, il Tribunale competente è quello di Castrovillari e tutti gli altri uffici sono sempre altrove, è come se vivessimo in questa area ma le decisioni e gli uffici fossero altrove, come un film surreale, come in un libro di Kafka, tu vivi qui ma per tutto il resto vai “altrove”. Un parlamentare cosentino (di cui non faccio il nome) inizialmente si mostrò positivamente colpito dall’idea della fusione sullo Ionio, poi, resosi conto dei pericoli che ne potevano derivare per i centri di potere della sua area, ritrattò totalmente, indicando questo processo come un iter “scellerato e pericoloso”. Come !!! prima ne dici ogni bene e poi, d’improvviso, tutto cambiato, ora non va più bene!!!. A buon intenditore poche parole. A tutti i lettori: liberi, senza costrizioni, senza retro pensieri, senza interessi di basso cabotaggio, disinteressati, amanti del territorio, insomma, a tutti coloro i quali non voglio cavilli per bloccare il referendum ma concretezza ed a tutti coloro credono nella sovranità popolare, chiedo, come fece Charles De Gaulle da radio Londra durante l’occupazione nazista, nel suo accorato appello, di votare “SI” al processo di fusione e per essere un po’ più liberi ed un po’ più padroni della nostra bellissima terra.
Daniele Torchiaro, in favore della fusione |