Nessuna fusione di comuni può modificare la riorganizzazione dei servizi sanitari sul territorio calabrese. Come è falsa la notizia dell’imminente uscita della Calabria dal Piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale. Non ha dubbi il portavoce del M5S, Francesco Sapia, nel ritenere non vere le informazioni date nei giorni scorsi da qualcuno interessato a proposito dei servizi sanitari che dovrebbero migliorare una vgolta fatta la fusione dei comuni di Corigliano e Rossano. “In questo momento storico – afferma Sapia - la sanità è gestita dal governo centrale. La Calabria, ricordo, è commissariata per l’attuazione del Piano di rientro dal disavanzo sanitario, come previsto dalla Costituzione all’articolo 120 e dalle leggi. Ricordo che la Calabria è finita in Piano di rientro, e poi in regime di commissariamento, perché ha sforato in abbondanza l’equilibrio di bilancio cui anche la sanità, purtroppo, è soggetta per via del sistema monetario vigente, che tra l’altro ha imposto il pareggio di bilancio in Costituzione e il fiscal compact, per cui il rapporto tra debito pubblico e Prodotto interno lordo dovrà essere ridotto al 60% nel giro di 20 anni. Questo comporterà tagli immani, soprattutto a servizi e diritti fondamentali, tra cui il diritto alla salute. Fornisco alcuni numeri, sfidando chiunque a smentirmi. Il debito della Calabria per la sanità era, nel 2010, per quanto accertato, di 2,2 miliardi di euro. Di questi, 2 miliardi sono stati coperti con 1,1 miliardi di fondi Fas, destinati invece allo sviluppo della regione, e 900 milioni di mutuo con il Tesoro, con rata da 30 milioni all’anno per 30 anni. I restanti 200 milioni di debito sono stati parzialmente recuperati chiudendo Ospedali e sfruttando gli oltre 4 mila pensionamenti di medici, infermieri, Oss e tecnici mai più rimpiazzati. Soltanto il Movimento 5stelle, con in testa la deputata capogruppo in commissione Sanità Dalila Nesci, ha posto la questione dei minori trasferimenti ricevuti dalla Calabria dal Fondo sanitario. Si tratta di quasi 2 miliardi, che dal 1999 la Regione Calabria ha speso per la cura dei pazienti cronici e che lo Stato doveva corrispondere. Come ovvio, se la Calabria avesse avuto questi soldi, che pure le spettavano, non sarebbe finita in Piano di rientro né in commissariamento, malgrado la pessima gestione della sanità e il clientelismo che sappiamo. La Calabria non avrebbe chiuso Ospedali e non avrebbe avuto il blocco del turn over per l’assunzione di nuovo personale sanitario, oggi indispensabile. Il problema vero, enorme, è dunque il fatto che la Calabria ha ricevuto meno soldi dal governo, come altre Regioni del Sud. In proposito, la nostra Dalila Nesci ha presentato una specifica proposta di legge, che punta a farci restituire i fondi dovuti e a regolamentare in modo diverso l’istituto del commissariamento per il rientro dal disavanzo sanitario regionale, che per il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, è stato un fallimento in tutte le Regioni sottoposte a rientro. Ecco chiarito, dunque, che la fusione dei Comuni non c’entra nulla con i nodi della sanità regionale, il cui disavanzo supera ad oggi i 60 milioni di euro, nonostante tutti i tagli intervenuti. Diffidate, allora, delle bugie che stanno circolando impunemente”.
Francesco Sapia – Portavoce Movimento 5 Stelle |