Vorrei aprire una dovuta parentesi attesa la conclamata disinformazione esistente sul tema. C’è gente che è riuscita a devastare con una sola manciata di artigianali teorie “fatte in casa” l’intera storia del capitalismo mondiale. Secondo alcuni novelli economisti, infatti, la fusione non servirà affatto a creare posti di lavoro pubblici (così come invece andrà esattamente a finire e completamente a spese della collettività) ma, addirittura, avrebbe il nobile scopo di “attirare” sul territorio nientedimeno che “investimenti privati”. Già li vedo i “cumenda” milanesi o i “pariolini” romani che non vedono l’ora che si concretizzi la fusione per volare fino a Lamezia, farsi 2 ore di macchina e venire ad investire a “Corsano”. Ma non fatemi ridere. Mi chiedo in quali prestigiosi manuali di economia queste persone vadano a rinvenire tali fantasiose teorie. Senza dimenticare quelli che pensano che la fusione servirà a rilanciare gli agrumi o, addirittura, a quelli che sono convinti che si arriverà pure a costruire il “palazzo di città” a metà strada tra i due enti, magari sulla 106 a contrada insiti (e con palazzo Bianchi, costato milioni di euro, a Piazza del Popolo che ci facciamo? L’ennesima delegazione sparsa sul territorio che manco fossimo a New York?). Allora adesso capisco a cosa si deve il successo delle mele del Trentino, delle arance di Sicilia o delle pere emiliano-romagnole! Provengono tutte da comuni fusi sparsi per l’Italia! Come no. E magari dopo la fusione la “notte degli Oscar” la faranno al Teatro Valente, il Festival di Sanremo lo fanno ad agosto al quadrato Compagna, Palazzo Chigi lo portano al Garopoli ed il Gran Premio D’Italia avrà la griglia di partenza su Via Fontanelle. Magari dopo la fusione gli asini inizieranno anche a volare, anche se sembra abbiano già iniziato a librarsi in volo con un certo anticipo. Ma non scherziamo. E’ palesemente ovvio (e non perché lo pensi il sottoscritto ma solo perché lo prevede esplicitamente la legge sulle fusioni dei comuni) come l’unico concreto “vantaggio” della fusione (vantaggio che sarà solo per i neo assunti dipendenti pubblici e non certo per i cittadini che dovranno stipendiarli) è proprio lo sblocco del turnover del personale e, dunque, fusione, oltre che con “disinformazione”, almeno a Corigliano farà esattamente rima con “assunzione” e, quando dico esattamente, intendo dire proprio esattamente. Se poi, tra i vantaggi previsti dalla legge, consideriamo anche l’esonero dal pareggio di bilancio per i comuni fusi possiamo già cominciare a immaginare quanto potrebbe essere devastante l’effetto congiunto dei maggiori costi per le assunzioni e i minori vincoli finanziari da rispettare per 2 comuni come Corigliano e Rossano già finanziariamente precari di loro. Effetto devastante che arriverà ai cittadini sotto forma di “conto da pagare” in bollette decisamente più salate e/o servizi più scadenti. Così come è altrettanto ovvio come i capitali, e quindi gli investimenti privati sul territorio, siano attratti esclusivamente dalla bassa pressione fiscale e/o dal limitato costo del lavoro che ne rendano oggettivamente profittevole l’impiego in alternativa agli strumenti finanziari. In parole povere, nessuna persona sana di mente potrà mai investire a Corigliano o a Rossano solo ed esclusivamente per il fatto che ci si è “fusi”, quale sarebbe il vantaggio che ne trarrebbe? Pagare più tasse per gli stipendi dei comunali nuovi assunti? La normativa italiana che disciplina il processo di fusione tra enti locali è stata concepita dal legislatore né per “attirare investimenti privati” né per “promuovere i mandarini” né, tantomeno, per costruire nuovi “palazzi di città”. Le leggi che disciplinano i processi di fusione degli enti locali sono stati concepiti, in un territorio come quello italiano ricchissimo di micro comuni, per permettere ai piccoli enti di unirsi tra di loro efficientando, con questo, le piccole amministrazioni pubbliche e non certo per moltiplicarne i costi delle stesse. Prova ne è che i processi di fusione hanno sempre coinvolto, per la stragrande maggioranza, solo piccoli comuni. E lo sblocco delle assunzioni dovrebbe assumere le fattezze di un “bonus” solo per le amministrazioni finanziariamente virtuose e non certo la scusa per affossare definitivamente un comune come Corigliano che di virtuoso ha solo il cor bonum sul gonfalone. Un’altra controprova? Se ci fossero tutti questi vantaggi per i cittadini per quale motivo c’è tutta questa resistenza ad implementare un vero e proprio studio di fattibilità sulla fusione esplicitando chiaramente ai cittadini in che cosa consisterebbero tali vantaggi in un documento ufficiale approvato in giunta da presentare prima del referendum? Provate a leggere tutti gli articoli a favore della fusione usciti solo negli ultimi 10 giorni (sono decine). Non ce n’è uno solo, e dico uno solo, in cui si dica, dati alla mano, che la fusione comporterà meno tributi da pagare o più servizi e strutture sul territorio, quantificandoli, identificandoli ed esplicitandoli chiaramente. No, niente affatto. Dicono tutti esattamente la stessa cosa: “dobbiamo fonderci perché la fusione è buona e bella” ma senza spiegare nemmeno lontanamente in che vantaggio concreto si sostanzierà per i cittadini tale “bontà” e tale “bellezza”. Un po’ come successe con l’introduzione dell’Euro. “Con l’Euro lavoreremo un giorno di meno e guadagneremo come se lavorassimo un giorno in più”. Come no. Ecco, con la fusione, invece, lavoreremo 30 giorni in più per pagare i nuovi stipendiati comunali con le nostre tasse. E poi, chissà perché, tutti scaricano tutto furbescamente sul referendum popolare cercando di convincere la gente a votare sì chè poi dopo la fusione diventeremo tutti “ricchi e famosi”, senza opportunamente spiegare come, ovviamente. La politica mette la pistola del referendum in mano al popolo e poi sarà il popolo a premere il grilletto votando “sì”, assumendosene tutta la responsabilità e le conseguenze. Ma la politica non dovrebbe servire per spiegare ai cittadini su che cosa andranno a votare, quali saranno i vantaggi e cosa, invece, andranno a perderci? E chi sarà causa del suo mal piangerà se stesso. Adesso i conti vi tornano?
Dott. Enzo Claudio Gaspare SIINARDI |