EX TRIBUNALE DI ROSSANO COSTITUZIONE CALPESTATA DALLA CORTE E DAL MINISTRO
Il GAV aderisce al sit-in contro la smobilitazione dell’INPS
 
domenica 18 dicembre 2016 13:05
 
Ex Tribunale di Rossano Costituzione calpestata  dalla Corte e dal Ministro

IL GAV (Gruppo d’Azione per la Verità) aderisce al sit-in di protesta organizzato per MARTEDI’ 20 DICEMBRE, ORE 10, presso la sede dell’ente previdenziale  contro la scellerata scelta di smobilitare l’Inps di Rossano, diretta conseguenza della soppressione dell’ex tribunale di Rossano. Le decisioni dello Stato si confermano intollerabili e confliggenti finanche alla CARTA COSTITUZIONALE. 

Basta pensare che con la chiusura del presidio giudiziario sono stati violati almeno 10 articoli della Costituzione italiana con l’avallo, consapevole o inconsapevole non è dato sapere, dei Giudici della Corte Costituzionale.

Un paradosso inaccettabile che, tuttavia, apre a una profonda riflessione circa l’urgenza di rivedere nelle sue fondamenta la Carta Costituzionale, a partire dalla necessità di procedere a una netta distinzione tra potere politico e potere giudiziario. Il riferimento è alle funzioni del Capo dello Stato e del Parlamento, due organi espressione della politica che non solo indicano i giudici della Corte Costituzionale (2/3) le cui sentenze il più delle volte si allineano alla volontà dei governi pro tempore, ma condizionano anche gli orientamenti del Consiglio Superiore della Magistratura, altro organismo estremamente politicizzato.

In questo contesto s’inserisce a pieno titolo la questione della chiusura del Tribunale di Rossano le cui cause rimangono avvolte nel mistero. E non è un caso se  il Presidente della Repubblica si ostina nel continuare a ignorare la richiesta del GAV di essere ricevuto democraticamente al Quirinale al fine di chiedere semplicemente quali siano stati i criteri adottati dal legislatore nel decidere la soppressione del Tribunale di Rossano, rispetto agli altri tre a rischio  (Lamezia, Castrovillari e Paola) tutti decisamente meglio collegati logisticamente con i capoluoghi di provincia (lo spirito della norma prevedeva la soppressione dei tribunali cosiddetti minori accorpati alle sedi capoluogo). E chissà perché poi il tribunale di Rossano accorpato a un tribunale incapiente di una città più piccola per giunta non capoluogo di provincia!

Tutte osservazioni che determinano indignazione se si aggiungono le gravi denunce che introducono a severi sospetti circa la presunta alterazione di relazioni, la produzione di carte false, e il famoso gioco delle tre carte (in una sola notte si decise per la chiusura di Rossano).

A tutto ciò né il Capo dello Stato, né il CSM, tanto meno il Guardasigilli, forniscono risposte.

Dopo la replica generica del Ministro della Giustizia Andrea Orlando al Senatore Enrico Buemi, il Guardasigilli si ripete sul piano dei contenuti con il parlamentare Rampelli (Fdi-An) e richiama la  pronunzia della Corte Costituzionale che con sentenza n. 237 del 2013 e nell’ordinanza n°15 del 2014 si esprime positivamente sul decreto legislativo n.155 del 2012 (chiusura del tribunale di Rossano) nella parte in cui parla di “risparmio di spesa e di incremento di efficienza“ sulla base di un’articolata attività istruttoria.

La stessa Corte, come si ricorderà, rigettava la richiesta di referendum popolare abrogativo presentata da ben 9 Consigli regionali (tra cui la Calabria) sulla riforma della geografia giudiziaria, dichiarando l’inammissibilità.

Quest’ultimo punto rafforza la tesi secondo cui i giudici della CC propendono, sarà un caso, ad allinearsi alle volontà del governo pro tempore.

L’aspetto che desta sconcerto riguarda l’inosservanza di ben 10 articoli della Costituzione italiana nel dare attuazione al decreto legislativo n.155 del 2012. E tutto questo trova, inspiegabilmente, l’avallo dei giudici della Corte Costituzionale chiamati ad esprimersi sulla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti. 

Il Ministro Orlando cerca di lavarsi sbrigativamente le mani richiamando la sentenza di cui sopra, ma occorre precisare a tal punto che il giudice delle leggi circa la chiusura del Tribunale di Rossano si è pronunciato solo con Ordinanza n°15/2014 ed il thema decidendum riguardava esclusivamente la violazione degli artt. 3, 24, 25 e 76 della carta costituzionale.

Considerato tuttavia che la chiusura del Tribunale in questione non è avvenuta in ossequio e nel rispetto del dettame normativo, tanto che s’ipotizza l’esistenza di “carte false” e di azioni irregolari, allora diviene palese che la manovra di chiusura non appare ispirata al principio democratico di cui all’art. 1 della Costituzione.

Ci si chiede se i cittadini dello Jonio cosentino siano stati considerati di pari dignità sociale e se agli stessi venga garantito il pieno sviluppo della propria personalità di cui all’art. 2, 3 e 4 della Cost. ritenuto che tutte le categorie professionali sono state colpite dalla norma di chiusura del presidio di giustizia e costretti in molti a rinunciare alla propria professione, in primis gli avvocati, ma non solo. Si tratta anche di tutti quei professionisti che in veste di CTU o periti, frequentavano il Tribunale e che per ragioni di distanza e di inefficienza sono stati costretti ad abbandonare parte della loro professione (ingegneri, commercialisti, medici etc.).

Le più colpite restano le professioniste madri, quelle soprattutto con bambini piccoli, le quali già non potendo contare su strutture di protezione (cfr art. 37² Cost.in combinato disposto con l’art. 31²), quali gli asili nido, così carenti nel vasto territorio dell’ex circondario del Tribunale di Rossano, né sulla possibilità di avvalersi di figure professionali, se non di improvvisate babysitter, sono state costrette a ridimensionare drasticamente le proprie ambizioni professionali.

Inverosimile poi la scarsa considerazione da parte dello Stato riguardo gli effetti che può produrre un provvedimento,  come nel caso di ben 18 lavoratori della vigilanza che si son visti costretti a sciogliere la cooperativa da costoro creata, con estremi  sforzi e sacrifici e che a causa di un GOVERNO si ritrovano senza occupazione dopo trent’anni di attività. Si tratta di maestranze, monoreddito, padri di famiglia, in età avanzata e senza un futuro. Lo Stato quindi, anziché promuovere occasioni di lavoro si adopera in senso opposto. Né si può parlare di “risparmi” perché a conti fatti con l’accorpamento a Castrovillari le spese risultano incrementate.   

La Repubblica riconosce  a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto (Cfr artt. 4 e 35 della Costituzione).  

Il decreto legislativo n°155 del 2012 viola apertamente la norma di rango costituzionale quale l’art. 5 poiché va contro ogni decentramento dei servizi che dipendono dallo Stato, con ogni conseguenziale disagio per i cittadini tutti, ritenuto che anche il diritto alla libera circolazione, ex art. 16 della Costituzione, risulta assai compromesso da queste parti del mondo.

La Commissione europea per l’efficienza della giustizia, poi, nelle linee guida di giugno 2013, aveva riconosciuto espressamente la specificità del Tribunale di Rossano quale avamposto della legalità nella lotta alla criminalità, giustificandone la necessaria permanenza, per cui la chiusura del presidio di giustizia espone tutti i cittadini del territorio dell’ex circondario del Tribunale di Rossano e svuota di contenuto quello che dovrebbe essere lo Stato di diritto.  Si concretizza inoltre una evidente violazione all’art.4 della Cost. che garantisce a tutti il diritto di difesa e l’accesso alla giustizia, poiché tanti sono i ritardi nelle decisioni giudiziarie del Tribunale di Castrovillari, dove si assiste a rinvii delle udienze al 2019 addirittura in procedimenti garantiti dalla celerità del giudizio. E, come è noto, giustizia ritardata equivale a giustizia negata.

E’ tempo che anche la Corte Costituzionale presti attenzione alla tutela dei “diritti” piuttosto che pronunziarsi quasi a cadenza fissa solo di conflitti.

IL GAV

COMUNICATO STAMPA
 

 
   
#GAV #Tribunale Rossano #INPS #protesta
 
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