Alla luce delle dichiarazioni,legittime per carità, sulle ragioni del Si al referendum popolare della controriforma costituzionale,sorge spontaneo chiedersi quali imperscrutabili nessi causali intercorrano tra le ragioni del Si e lo “sviluppo del mezzogiorno e della Calabria” pe come evocato in quella sede. Ed è ancor paradossale che queste dichiarazioni vengano esternate nelle stesse ore in cui i sondaggi (della Swg spa) riportano un dato piuttosto sconcertante per l’attuale maggioranza regionale:l’ottanta% degli intervistati ,a due anni dalle elezioni ,rispondono che l’operato del presidente e del consiglio regionale risulta “poco o per niente efficace”. Se dovesse esserci una reciprocità di umori tra i due momenti, con questo tasso di credibilità politica la vedo dura sostenere “radicali cambiamenti”ed ancor piu’ nutrire aspettative positive per quanto riguarda l’esito del referendum in Calabria. Anche perché sarebbe da spiegare nei dettagli a quale interlocutore si rivolga il Pd Calabria,si suppone al governo italiano,ovvero alla medesima compagine di partito che governa L’Italia dal 2011 ,prima con Monti e dopo ,smarrendo per strada il progetto Italia Bene Comune, tassativamente in alleanza con il centro destra con larghe e piccole intese. Appare davvero suggestivo ,visto dalla Calabria,di come possano risollevarsi con un fatidico “Si” le disastrose condizioni di una sanità pubblica al collasso,di trasporti derubricati a mulattiere,del fallimento di garanzia giovani,della corruzione che si annida in ogni anfratto della cosa pubblica(le ultime inchieste in ordine di tempo superano ogni limite dell’immaginazione)della tutela dei territori ecc. Ed è ancor piu’ curioso che a pronunciarsi sia un ceto politico abbarbicato alle istituzioni da tempo immemorabile e che predichi con tanto furore l’iconoclastia verso un mondo che è stato disegnato a propria immagine e somiglianza. Sul merito dei quesiti referendari, appare un tantino azzardato sostenere che “scompaia”il senato che invece risulta essere semplicemente derubricato a cento cooptati tra sindaci e consiglieri regionali,con una riduzione minima delle spese,il mantenimento dei privilegi intatti,la perdita di autonomia degli “eletti”,un bicameralismo occultato,ma comunque presente,perdita di autonomia decisionale delle regioni, e soprattutto l’esclusione,come accaduto per le Province,dei cittadini dalle scelte dei propri rappresentanti.
Concetto che per “quanti sanno” un pochino di greco antico, travolge la nozione di democrazia(demos/cratos)potere del popolo versus il potere dei pochi(Oligarchia)con l’aggravante implicita di “costoro che governano piu’ per interesse proprio che per il bene generale(dello Stato)”. In altri termini ne deriverebbe un quadro assolutamente compatibile con i diktat delle oligarchie europee per le quali com’è noto,in tempo di postdemocrazia,la partecipazione popolare e la discussione risultano essere insostenibili orpelli da rimuovere. Tali dichiarazioni d’impegno ed il contestuale richiamo al senso civico cittadino per recarsi al voto sembrano davvero poco credibili se raffrontate ai silenzi ed alle palesi induzioni al non voto riscontrato nel recente referendum sulle trivellazioni. Infine per dirla tutta,sempre in tema di dichiarazioni,si riscontra una certa dissonanza tra le piccate repliche al sondaggio prima citato,ed il silenzio assordante in riferimento ad alcune notizie apparse su quotidiani e settimanali a tiratura nazionale. Si parlava di voti e di ‘ndrine,di cicloni giudiziari in arrivo,di un vero tsunami che potrebbe determinare una sorta di anno zero in Calabria. Con un ceto politico che rischierebbe,stando ai resoconti giornalistici,di essere raso letteralmente al suolo! Le dovute cautele ed convinto garantismo non possono esimere alcuno dal prendere posizione su una denuncia dove si fanno nomi,cognomi,luoghi e circostanze ben precise. Non fosse altro che per smentire in maniera sdegnata. Ed invece niente.Tornano alla mente J.P.Sartre”Le parole hanno una eco,il silenzio anche”. Dalla Cittadella sembra essersi levata una palizzata di tutela contro l’assedio alle porte,con una difesa ad oltranza della propria autoreferenzialità che una salutare vittoria del No potrebbe scalfire. Ripristinando magari quello spirito di speranza evocato appena due anni orsono,da noi fattivamente condiviso fino alla fase finale,transitato in un’ immediata estromissione dall’assunzione di responsabilità dirette ,che ad oggi(altro assordante silenzio)nessun dirigente del PD ha inteso spiegarci. Ma cosa molto piu’ seria nessuno a inteso spiegare alla Calabria il cambio di rotta in corso d’opera. Il prossimo 4 dicembre potrebbe significare un No a tutto questo ed a quel punto,forse,potrebbe giungere il momento,per ognuno, di assumersi responsabilità politiche che il caso imporrebbe.
Angelo Broccolo Coordinatore Comitato promotore Sinistra Italiana Calabria |