In questa sede non vogliamo ragionare sulle ragioni, storiche e non, che stanno all’origine del fenomeno dei profughi. Non è cosa che può essere determinata dalla volontà dei comuni o dal solo Stato italiano. Vorremmo, però, andare oltre all’inutile “non a casa mia”. Ben venga l’impegno del Sindaco nel coinvolgere ufficialmente tutte le amministrazioni del territorio. A nostro avviso sarebbe altresì auspicabile che alla discussione partecipino anche il prefetto e le istituzioni regionali che, ad oggi, non risulta abbiano dato prova della loro esistenza rispetto alla questione e, vorremmo ricordarlo, vede come rappresentanti del territorio sia il consigliere Bevacqua che il consigliere Graziano. Quello che va immediatamente chiarito, e su questo saremo sempre al fianco dell’amministrazione coriglianese, è la natura collettiva dell’emergenza: non problema che Corigliano debba affrontare come unico soggetto ma la necessità che sia un’emergenza di tutta la nostra piana ed oltre. A questo proposito abbiamo suggerito che ci si prepari, soprattutto in vista di nuovi sbarchi, in maniera meglio organizzata all’accoglienza con strutture adeguate. Pensiamo, ad esempio, alla struttura dell’Hotel Sybaris, bene confiscato e già assegnato all’Agenzia che gestisce tali beni. Si tratta di una struttura inutilizzata, che presenta tutte le caratteristiche, anche di sicurezza, per fornire un supporto adeguato rispetto al Palazzetto dello Sport. Ricordiamo che per questo tipo di progetti la Comunità Europea fornisce fondi adeguati. Ma esistono altre strutture come, ad esempio, il “Vecchio macello”, destinato ad essere un inutile ostello della gioventù, che potrebbero essere una soluzione adeguata. Quello che è urgente è decidere d’intervenire in maniera programmata. Appellarsi al semplice “non li vogliamo più” non basta e non è comportamento utile alla risoluzione del problema sia perché esistono leggi internazionali che vincolano gli Stati, sia perché ci sono ragioni di umanità a cui non si può restare sordi. Detto questo esistono questioni che meritano chiarimenti. In primo luogo ci sembra necessario, anche alla luce delle precisazioni fatte dall’associazione “Mondiversi”, chiarire la situazione sui protocolli, a questo punto non predisposti, e sulla gestione dell’emergenza. E’ necessario capire se corrisponde al vero quello che afferma il presidente di Mondiversi (è stata rifiutata la proposta di predisporre un bando) ovvero le ragioni dell’Amministrazione. Rimane una forte perplessità sul non aver previsto gli avvenimenti e non esser arrivati preparati. Detto questo, però, va affrontata la questione del conferimento dell’incarico alla “Marinella Bruno Onlus”. Nessuno vuole mettere in discussione la preparazione o la professionalità dell’associazione. E del resto il nostro interlocutore non è mai il privato. Però grave è il percorso compiuto dalla Giunta nell’affidare l’incarico. Ci chiediamo come sia possibile che si affidi un contratto ad un’associazione che ha come segretario un assessore della Giunta Geraci, che il presidente sia il coniuge dello stesso e che dia lavoro a parenti? Ancora più grave è l’aver fatto partecipare l’assessore al voto della delibera con cui si attribuiva l’incarico e si stabilivano i compensi (circa 26mila euro). E non basta nascondersi dietro l’urgenza e l’eccezionalità della situazione: sulla gestione degli appalti, tanto più in una materia che provoca estreme tensioni, si deve esigere la massima trasparenza ed il massimo rigore. E, lo ricordiamo prima di tutto a noi stessi, Corigliano ha già pagato lo scotto degli affidamenti tramite il vezzo del “ho un parente che può fare il lavoro…”. Era il luglio del 2010. E’ chiaro che poi va affrontata la questione delle responsabilità sulla sicurezza dei profughi. C’è stata la morte di un ragazzo e non è poca cosa. Una riflessione, probabilmente una lettura più attenta dei protocolli è il minimo che si dovrebbe fare almeno per il futuro. E non ci si accusi di fare speculazione politica perché, è bene chiarirlo, se poche parti politiche affrontano la questione con chiarezza, esprimendo una posizione, è proprio perché parlare di migranti, d’accoglienza, di profughi, non porta voti. Se, fin dal primo sbarco, la nostra Amministrazione e non solo, ha preferito andare in tv a gridare “all’invasione” piuttosto che progettare una soluzione è proprio perché non voleva passare per chi apriva allo straniero. E la confusione di questi giorni è solo la naturale conseguenza. Auspichiamo che si dia risposta rapida a questi quesiti e, ci sembra condizione indifferibile, ci siano anche le dimissioni dell’Assessore Capalbo. La leggerezza con cui ci si rapporta alle pratiche amministrative, con cui si pensa che la cosa pubblica si possa trattare come un club privato, anche in buona fede, delinea comportamenti gravi e, probabilmente, anche rilevanti rispetto alla legge. |