Venerdì 29 gennaio il consiglio comunale sarà chiamato a votare la delibera che continua il percorso di fusione tra i comuni di Corigliano e il limitrofo Rossano. Anche stavolta, però, ci rendiamo conto che il tutto si stia portando avanti con approssimazione e superficialità da parte della politica, la quale non dimostra avere una reale visione di quella che sarà l’area urbana che racchiuderà le due città. Sembra che si stia considerando la questione fusione solo come un semplice atto burocratico, senza guardare ai contenuti e alla concreta prospettiva futura di una sola grande città. Non si è pensato di portare avanti uno studio sulla fattibilità dell’operazione fusione, uno studio, cioè, che metta nero su bianco tutti i pro e i contro della fusione; bisognerebbe guardare al contesto politico-economico-istituzionale delle due città e soprattutto lo stato dei servizi e le condizioni socio-demografiche. Il percorso che si sta portando avanti cambierà inevitabilmente il futuro non solo delle città, ma anche e soprattutto dei singoli cittadini e di noi giovani che qui abbiamo deciso di rimanere cercando di creare un’alternativa al deserto circostante e ad una mentalità ormai troppo obsoleta per dare le giuste risposte. Si stanno decidendo le sorti di una città come Corigliano con una popolazione residente di 40.330 abitanti in totale solitudine, chiusi nelle stanze dei potere. Una buona politica (ma solo quella buona) avrebbe prima di tutto pensato a percorsi di approfondimento attraverso tavoli tecnici e di lavoro interno, incontri pubblici con la città per ascoltare ciò che i cittadini (protagonisti di un cambiamento come questo) hanno da dire a riguardo, per acquisire magari nuove visioni, suggerimenti e punti di vista che di certo avrebbero arricchito il tutto e portato i cittadini ad un voto più consapevole. I contenuti di cui parliamo sono contenuti concreti circa quello che sarà la nuova concezione di città; elementi seri, ben fatti e ben progettati. Risulterebbe invece offensivo per l’intelligenza di noi cittadini che assistiamo al cambiamento, considerare come contenuto di qualità la proposta inserita in delibera la quale proporrebbe la nascita della macchina amministrativa-comunale nel baricentro rispetto alle due città, come se questo fosse qualcosa di straordinario e non la normalità. Crediamo che bisognerebbe discutere su come si svilupperà, una volta fusi i due comuni, la nuova città. Bisognerebbe capire e far capire che tipi di investimenti si stanno progettando, e su come e dove investire. Bisognerebbe capire, ad esempio, se creare o meno una sola, grande zona industriale, che tipo di industrie attirare, che posto dare all’agricoltura, alla pesca e al turismo (ambiti che, se sfruttati nella giusta maniera, potrebbero finalmente migliorare il nostro territorio e la vita di ogni singolo cittadino). Bisognerebbe discutere su come potenziare gli attuali servizi in un’ottica futura. Bisognerebbe, fin da subito, iniziare una politica comune di difesa del territorio, rivendicando ad esempio un servizio di trasporti migliore e un servizio sanitario degno di essere chiamato tale. Bisognerebbe cominciare a conoscersi, iniziare collaborazioni amministrative per capire i metodi e i modi d’azione portate avanti fin ora dai due comuni per arricchirsi l’un l’altro e rendere più semplice l’integrazione tra le due macchine comunali e tra i cittadini stessi. Tutto questo, ahinoi, manca. Ma è proprio di questo che vogliamo discutere ed è su questo che un buon consiglio comunale dovrebbe votare e decidere la fusione tra i comuni. Ogni consigliere comunale, e di maggioranza e di opposizione, senta venerdì 29 gennaio il peso e il dovere politico e culturale sulla proprie spalle; il peso di quel braccio alzato e di quel voto che, se favorevole, sarà dato sul nulla, offendendo la città e la sua intelligenza. Ad una fusione in questi termini non si può che essere contrari. #MotivAzioneComune Gianfranco Costa Isabella Castagna Carlo Francesco D’Agostino |