Sotto il Patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati e della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, si è tenuta questa mattina, presso la Sala della Protomoteca del Campidoglio – Comune di Roma, la cerimonia di premiazione del Premio Letterario Nazionale “Salva la tua lingua locale”. L’iniziativa culturale, giunta alla sua terza edizione e tra le più prestigiose del Paese, è ideata dall’Unione Nazionale delle Pro Loco d’Italia – U.N.P.L.I. e Legautonomie Lazio, in collaborazione con il Centro di Documentazione per la poesia dialettale “Vincenzo Scarpellino”, il Centro Internazionale “Eugenio Montale” e l’EIP – “Scuola Strumento di Pace”, e si attesta come l’evento clou della Giornata Nazionale del Dialetto e delle lingue locali. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inoltre conferito una medaglia al Premio. La Giuria del Premio Nazionale “Salva la tua lingua locale” – composta da insigni linguisti e accademici italiani: Tullio De Mauro (Presidente onorario), Pietro Gibellini (Presidente), Toni Cosenza, Angelo Lazzari, Franco Loi, Vincenzo Luciani, Luigi Manzi, Cosma Siani, Ugo Vignuzzi – ha decretato i vincitori ed i finalisti della terza edizione 2015. Dalla poesia e dalla prosa edita alla poesia e alla prosa inedita, passando per la musica: anche quest’anno il Premio ha visto la Partecipazione di molti autori, dai più piccoli ai più grandi, provenienti da tutta Italia, offrendo un grande contributo al fine di valorizzare l’immenso patrimonio culturale immateriale del nostro Paese. Tra i finalisti premiati nella mattinata odierna in Campidoglio vi è anche un giovane calabrese, della provincia di Cosenza: Fabio Pistoia, 34 anni, di Corigliano Calabro, autore del libriccino in vernacolo “A Jastigna” (Raccolta di imprecazioni popolari coriglianesi – 130 modi di dire), pubblicato per i tipi della Grafosud, per la sezione “Prosa edita” del Premio. Giornalista pubblicista, Pistoia attualmente collabora con alcune agenzie di stampa di Roma operanti nel settore dell’informazione politico-istituzionale e dello spettacolo. Si tratta, è scritto nella Introduzione al testo arrivato in finale, di una “raccolta di espressioni locali – alcune maggiormente conosciute, altre meno; alcune non più in uso, altre invece sopravvissute – tra il serio e il faceto, privilegiando le stesse rispetto ai consueti proverbi e detti. Non si tratta, certamente, di un inno alla “volgarità”, ma un modo, finora insolito in loco, per meglio comprendere – attraverso simili espressioni che appartengono, piaccia o no, al patrimonio cittadino – la storia, le tradizioni, i costumi, la lingua di una comunità, il vissuto di ciascuno di noi”. (…) Dalla Storia, però, sappiamo anche che, spesso, la bestemmia si è imposta, come costume, proprio là dove il potere politico e il potere religioso erano coincidenti. Come dire che essa ha acquisito, talvolta, anche valenza di rivolta. La bestemmia può essere quella esplicita di Capaneo, il re di Tebe, ribelle a Giove, che Dante incontra nel XIV canto dell’Inferno, sotto una terribile pioggia di fuoco. Oppure quella di cui si parla nelle Scritture, nel passo in cui Mosè annuncia agli uomini la legge del taglione, che avrà validità “per il forestiero e per il nativo del paese”, allo stesso modo”. Il Premio Letterario Nazionale indetto dall’Unione delle Pro Loco d’Italia rappresenta un momento significativo per la salvaguardia e la valorizzazione delle lingue locali e, di conseguenza, delle nostre radici e delle nostre tradizioni. “Il Premio – hanno spiegato gli organizzatori – testimonia questa volontà con l’obiettivo di contribuire a superare, per mezzo della cultura e della poesia, una visione distorta dell’identità individuale e collettiva. Anche quest’anno sono stati centinaia gli autori, di tutte le età e da tutte le regioni, che hanno proposto opere, oltre 500, dall’alto valore culturale e artistico, emblema di saperi e tradizioni che oggi più che mai rischiano di scomparire”. |