Nel merito delle ulteriori considerazioni dedicate (e di ciò siamo grati) da qualche settimana alla gestione del Castello Ducale di Corigliano, si ritiene doveroso precisare ancora quanto segue:
1) non riteniamo di aver montato alcuna polemica ad arte; al contrario, direttamente chiamati in causa su un aspetto che non ritenevamo rispondente al vero, ci siamo limitati a dimostrare, numeri alla mano, gli importanti risultati registrati nella gestione e promozione (pubblica e privata), curata in questi anni dalla nostra associazione, di questo importante e prezioso marcatore identitario di Corigliano, territoriale e regionale;
2) pur facendo nostre le preoccupazioni precauzionali manifestate rispetto al sempre possibile, teorico rischio di discriminazioni nella concessione ad un soggetto privato del Castello Ducale (così come di qualsiasi altro bene pubblico), riteniamo che quanto già previsto e prescritto nel capitolato comunale d’appalto per l’affidamento (predisposto all’epoca dai commissari straordinari antimafia), nei codici civile e penale e nel testo unico di pubblica sicurezza possa essere pacificamente ritenuto garanzia più che sufficiente, sempre fino a prova del contrario, di correttezza e legalità;
3) così come del resto avviene per molta parte del patrimonio artistico ed architettonico italiano e così come tutti gli indicatori nazionali ed internazionali confermano, l’apertura a soggetti privati, certamente giuridicamente riconosciuti, rappresenta il più efficace valore aggiunto e moltiplicatore nella fruizione turistica e culturale dei beni pubblici, rifunzionalizzati come prestigiose location di eventi diversi e mondani; escludere, pertanto, i privati dalla locazione della struttura ci pare suggerimento che, da una parte, riduce il potenziale di sostenibilità economica della nostra attività e di quanti collaborano con noi; e, dall’altra, risponde ad elitarie logiche del passato, andando in direzione contraria alla massima condivisione e promozione, senza per questo cedere automaticamente a volgarità o scadimento sociale, del patrimonio culturale collettivo dei territori.
(Fonte: MONTESANTO SAS – Comunicazione & Lobbying). |