Il Governo Regionale ha reperito 4 milioni di euro per affrontare il dramma dell’alluvione del 14 agosto nei territori rurali. Trattandosi di fondi POR le procedure sono necessariamente rigorose e scadenzate. Si tratta di localizzare interventi per la messa in sicurezza delle aree agricole danneggiate attraverso progetti approntati dai Comuni, Consorzio di Bonifica e Calabria Verde entro il prossimo 30 ottobre. E qui casca l’asino. E’ già partita la corsa a chi si accaparra di più, con l’aggravante che qualcuno dei soggetti citati non ha neppure letto il bando! La solita storia si dirà. Quella di tutte le emergenze e di tutti i disastri, allorquando ognuno cerca danaro senza che ci siano effetti misurabili sulla riduzione effettiva e controllabile del rischio. E’ già accaduto in questi giorni in Sardegna ad Olbia dove il ponte realizzato con i fondi della precedente emergenza è già saltato via. Meglio della Calabria dove, in passato, con i soldi delle alluvioni abbiamo finanziato marciapiedi e pali della luce. Ma, come ha ripetuto il Presidente della Regione proprio lunedì scorso a Lamezia in occasione di un convegno dell’ANCI sul rischio idrogeologico (rigorosamente assenti Rossano e Corigliano!), occorre cambiare registro. Definendo una volta per tutte chi fa che cosa, come e quando la fa. E non c’è occasione migliore di quella offerta dal bando regionale e dalle altre risorse già disponibili o che lo saranno nel prossimo futuro per dare prove di coerenza. Ecco perché scrivo. Per dare un contributo fattivo e per evitare che si sprechino risorse senza effetti certi e sicuri di riduzione del rischio di frana ed alluvione. Cominciamo da un problema di metodo. Non ci sono e non ci saranno progetti ed interventi seri e credibili senza un preventiva ed esaustiva analisi delle frane, dello stato della rete di colo, delle aree erose, della copertura vegetale e dell’uso del suolo dei bacini idrografici interessati. C’è assoluto bisogno di uno studio che evidenzi anche lo stato delle opere idrauliche, argini, briglie, soglie, ecc, che definisca le priorità e si configuri come un master plan dei bacini idrografici in grado di pianificare anche le attività di controllo e manutenzione. Solo da un’analisi di questo genere potrà discendere il programma di azioni che riguardano gli interventi strutturali, le manutenzioni ordinarie e straordinarie, la gestione delle aree agricole e forestali, il ripristino della funzionalità delle aree ad agricoltura intensiva, le attività di monitoraggio e controllo. Come si può comprendere, occorre che la si smetta di alzare la mano per chiedere danaro senza che si abbiano piani e progetti seri, credibili, realizzabili e controllabili. Si tratta di innestare una radicale inversione di tendenza. La comunità ne ha urgente bisogno e gli enti pubblici interessati debbono immediatamente cambiare rotta. Per fare ciò analizziamo sinteticamente cosa possono e devono fare i vari attori che gestiscono la sicurezza dei nostri territori e quali risorse finanziarie possono attivare. Perché le risorse ci sono, occorre saperle intercettare e, soprattutto spendere bene. Cominciamo da Calabria Verde. Com’è noto l’Azienda Regionale è già destinataria di oltre 100 milioni di euro per la manutenzione dei bacini idrografici. Per ora, non avendo mezzi adeguati, non può andare oltre i lavori manuali. Bene, si concentrino le forze, a prescindere dalla localizzazione dei cantieri, sui punti di intervento prioritari e si compiano con immediatezza le prime operazioni per ripristinare l’officiosità idraulica della rete minore di colo. Sarebbe già un buon risultato. Ma Calabria Verde sarà capace di farlo? Credo francamente di no. Il carrozzone è ancora tale, mal gestito e male organizzato. Diamogli però una prova di appello sapendo che, al momento, Calabria Verde non può andare oltre : ci basta che faccia almeno due cose. Che non improvvisi progetti in 24 ore come a fatto fin qui ma proceda alla manutenzione programmata dei corsi d’acqua secondo quanto individuato nel master plan e che renda finalmente operativi i Presidi Idraulici, con funzione di controllo, rilevazione e monitoraggio, dando corso, finalmente, dopo 13 anni!, alle Deliberazione delle varia Giunte Regionali che si sono succedute negli anni trascorsi dalla loro prima istituzione dando anche così la giusta dignità ai 230 sorveglianti idraulici attivi in Calabria.. Nell’ambito del Master Plan, al Consorzio di Bonifica si consenta di ripristinare subito gli argini danneggiati e ripulire le aree agricole inondate attraverso la redazione dei relativi progetti, ma gli si chieda anche di assumere chiare precise responsabilità nella gestione delle attività di manutenzione della rete di scolo di sua competenza. Potrà così spendere utilmente una parte dei 4 milioni di euro. Ed i Comuni? Ne hanno cose da fare, purché lo vogliano seriamente. Intanto predispongano i progetti per la sistemazione della rete delle strade interpoderali danneggiate, potranno così avere un po’ di risorse a beneficio delle aziende agricole. Per i 4 milioni di euro, credo non possano andare oltre. Ma i Comuni possono e debbono fare molto di più. Perché i soldi ci sono ma bisogna saperli attivare. E su questo ho seri e documentati dubbi. Ma tant’è, cerchiamo comunque di dare una mano. Non mi stancherò mai di segnalare il loro cronico ritardo nella redazione dei progetti di sistemazione delle frane e delle aree inondate. Bisogna che capiscano una volta per tutte che senza i progetti perderanno sia le risorse del Programma Italia Sicura che quelle regionali definite nel POR 2015-2020. Da due mesi vado ripetendo che occorrono livelli di progettazione definitiva od esecutiva perché vige ormai un sistema di valutazione, con tanto di punteggio, al quale non si può più sfuggire! E’ inutile fare richieste senza progetti e Dio sa di quanti ce ne sono da fare tra Rossano e Corigliano. A Rossano basti pensare al quartiere Santa Chiara, all’area intorno all’ex Tribunale, a via XX Settembre, alla colossale frana Pantasima che grava su parte del quartiere Traforo, ai tanti punti di crisi che si sono attivati lungo il perimetro del Centro Storico, alle rete di colo dello scalo ed all’adeguamento di quella del Centro Storico, alla sicurezza dei ponti e degli edifici pubblici e privati. E non si dica che non ci sono le risorse per i progetti. Perché il Governo dal 2014 ha istituito il Fondo di rotazione per le progettazioni smontando così il comodo alibi della mancanza di danaro p in Bilancio. Aggiungo però che ritengo ormai non più rinviabili due scelte: che i Comuni si dotino del Piano di Protezione Civile e facciano seriamente prevenzione nei Piani Strutturali in corso di approvazione. La sintesi che ho delineato, richiede che il tutto sia inquadrato in uno strumento di programmazione che coordini ed integri i vari attori nel contesto della pianificazione di bacino. Solo questo modo di procedere potrà creare le condizione affinché le popolazioni a rischio, nei quartieri dello Scalo e del Centro Storico di Rossano e Corigliano , possano ritrovare la loro tranquillità. Osservazione finale: un motivo in più perché Corigliano e Rossano comminino insieme.
Tonino Caracciolo, geologo e già coordinatore del PAI |