A proposito del dibattito sulla fusione attualmente in atto, tra le comunità di Corigliano e Rossano, Rifondazione Comunista interviene per chiarire la propria posizione sulla vicenda con l’intento di contribuire, come abbiamo sempre fatto anche in passato, ad illustrare le ragioni per impedire che questo scempio si realizzi. Noi crediamo che non si possa porre rimedio ai disastri di una classe politica avventuriera ed incompetente, sempre avvezza a nuove verginità di pensiero, in caso di fallimento, che nel tempo non è stata capace di ben custodire i servizi che aveva, uno su tutti, il tribunale, con la narrazione fusionistica di taluni imbonitori, che oggi come in passato, sono sempre vicini a coloro che i disastri li hanno prodotti. Pertanto diciamo, senza timore di smentita, che l’atto d’impulso del Comune di Corigliano Calabro alla fusione con la vicina Rossano è stata una manifestazione di debolezza, risultato inevitabile quando i rappresentanti consiliari nulla hanno a che fare con la politica e si lasciano influenzare da “energie” esterne, in grado di scuotere gli equilibri istituzionali, già di per se traballanti. Sicché il Sindaco, che sbagliando ha dato corso alla delibera di impulso, deve adoperarsi per la revoca della stessa, anche attivando il controllo di legalità del Consiglio Comunale palesemente violato, fino alla abusata e forzata ammissibilità del Referendum contro precise prescrizioni di legge. Revoca ancor più obbligata ove si valuti che la soppressione del quorum di partecipazione per la validità del Referendum, operata in sede regionale tra complicità e disattenzioni varie, realizza una vera emergenza democratica, intesa a sminuire il valore della partecipazione popolare alla importante scelta, ritenendo la consultazione solo formalmente funzionale a scelte già definite e da completare con legge regionale. Auspichiamo che questo grave eccesso porti a rivedere atteggiamenti ed a recuperare responsabilità e rispetto verso i cittadini, che avrebbero dovuto, con adeguata partecipazione, esprimere consapevolezza sul futuro destino della nostra Città. La proposta di fusione dei comuni di Corigliano e Rossano, nata da ambizioni astratte, prive di interrogazioni sulle ambiguità e le ombre della situazione, appare più come una “annessione”, che come procedimento spontaneo. Ciò richiama la politica e le istituzioni alla questione vera sottesa all’iniziativa, che è funzione del grado di benessere, di coesione sociale e di progresso, che la nuova organizzazione istituzionale dovrebbe, eventualmente, garantire e rendere possibile. Di recente, leggendo un articolo su un quotidiano nazionale, mi sono imbattuto in una esternazione del non più tra noi, Presidente Ciampi, che com’è noto comunista non era, il quale sosteneva che l’Italia è un Paese costituito da paesi e Città, dove il principale elemento di unità e di comunità sono le specifiche “differenze”. Un pensiero moderno che allontana e di molto il concetto stesso di fusione, ove non pertinente e non adeguato alle condizioni date. Traduce, altresì, il senso della democrazia contemporanea che è il concetto del limite dei poteri costituzionalmente separati e della ineludibile pluralità delle funzioni e delle istituzioni sociali ed amministrative, tra cui i comuni. Il problema attuale, quindi, non è la fusione delle città di Corigliano e Rossano in un unico Comune, quanto promuovere un sistema plurale e sussidiario del quale siano compresi e protagonisti i soggetti, che con ruoli e poteri diversi, concorrono al bene della comunità. In questa prospettiva, il futuro della Città non viene affidato ad oligarchie, bensì, a tutte le realtà sociali, economiche, educative, politiche ed istituzionali che operano sul territorio per produrre ricchezza e benessere. Si concretizza così l’importante ed ineludibile momento partecipativo delle comunità, che evita ricadute negative nelle relazioni tra cittadini e si fa garante della tenuta della coesione sociale, che va preservata come valore tradizionale e fondante della nostra comunità. La vicenda gestita con grave e colpevole approssimazione, priva di alcuna riflessione storica e giuridica non ha l’originalità che i protagonisti intendono attribuirsi. E’ da tenere in attenta valutazione, inoltre, che mentre il Comune di Corigliano, per le condizioni ambientali, demografiche, storiche, culturali ed economiche, ha la capacità di provvedere alla cura dei propri interessi e dispone dei mezzi necessari per un’armonica soddisfazione degli stessi, la situazione economica del Comune di Rossano, invece, è connotata di notevoli sofferenze, emerse dall’esame congiunto delle competenti delegazioni nominate dai due comuni. Questo dato vanifica la supposizione dell’auspicato miglioramento dei servizi, che in condizioni di scarsezza di risorse acquisibili in un futuro fondo comune potrà creare problemi irrisolvibili. E’ verosimile, altresì, la grave preoccupazione che la soppressione del Comune di Corigliano porti contestualmente all’abolizione di servizi essenziali da sempre garantiti. I quali possono essere ottimali e di qualità solo se gestiti dai comuni cui afferiscono i relativi bisogni, secondo il principio della sussidiarietà, così come sancito in Costituzione, senza dover ricorrere alla indefinita mediazione con l’istituendo nuovo Comune, per il recupero delle risorse da utilizzare. Un argomento, questo, dirimente nella dimostrazione dell’inopportunità della fusione, rispetto alla quale sono fumose le ragioni di “allineamento al rialzo” per i cittadini, anche in virtù degli esigui, e non per sempre garantiti, contributi che il nuovo Comune potrà ottenere e delle economie che potrà realizzare. E’ da respingere con forza anche l’ipotesi che la fusione nasca per conseguire maggiore peso politico, ovvero, che faccia aumentare la rappresentatività ed il potere contrattuale del territorio, nonché la costruzione di una nuova classe politica. Gli obiettivi, non proprio conferenti con l’istituto, riguardano l’immediato a discapito delle indifferibili prospettive cui mirare attraverso la creazione di un’area vasta che includa Sibari ed il contesto territoriale di pertinenza, che affronti il tema dello sviluppo sostenibile che si intende perseguire e ridisegni la centralità di Corigliano in Italia ed in Europa, in assonanza e rispetto con le altre importanti Città del territorio. Per un progetto così ambizioso varrà la pena di spendersi e chiamare i cittadini all’impegno. In questo senso il nostro NO fermo alla fusione, non significa ne frammentazione, ne campanilismo, ma il rifiuto di una riformulazione di tradizionali figure istituzionali di potere, qual è l’istituendo Comune di Corigliano-Rossano, bensì, l’inizio di una suggestione di innovazione democratica sperimentale fondata su processi decisionali allargati e partecipati a cittadini consapevoli. Questo è un modo nuovo di vedere e fare esperienza in cui l’innovazione si lega alla continuità, che reclama e promuove l’impegno motivato dei giovani, per forgiarsi a meritoria nuova classe dirigente. Il Sindaco ed i Consiglieri comunali, dunque, provvedano a revocare l’atto d’impulso alla fusione per sottrarlo alla completezza procedimentale della indizione del Referendum consultivo, fase obbligatoria con “autonoma” rilevanza nel procedimento, sicché Corigliano viva, accomunandosi alle voci che aspirano a proporre visioni politiche coerenti tra la Città ed il territorio.
Antonio Gorgoglione (Segretario cittadino di Rifondazione Comunista) |