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La carne di macello “aiutata a casa loro” da un fascismo non razzista
Una cosa oggi è storicamente chiara: ogni crimine durante i regimi dittatoriali fu commesso in piena consapevolezza
 domenica 21 giugno 2020 17:53
La carne di macello “aiutata a casa loro” da un fascismo non razzista Nel 2016 mentre partecipavo a un convegno internazionale all’università di Napoli Suor Orsola Benincasa, accadde un incidente diplomatico abbastanza imbarazzante. Uno studioso molto famoso, durante il suo discorso di apertura, citò brevemente Stalin. Dopo gli applausi di rito, uno dei convegnisti russi che era nel pubblico prese la parola ed espresse tutto il suo dissenso verso quello che era appena stato detto affermando che: “Chiunque si permette anche solo di nominare un dittatore come Stalin non è degno di essere considerato membro della società civile perché il clima di terrore instaurato dallo stalinismo non produsse nulla di buono”. A quel punto un altro partecipante prese la parola urlando: “Coloro che hanno guidato i loro partiti diventandone progressivamente padroni assoluti come Stalin, Hitler e Mussolini – i cui rapporti nonostante il rifiuto di molti sono storicamente documentati – hanno portato distruzione attraverso colossali errori come capi militari, hanno creato guerre per giustificare drastiche misure economiche e genocidi, VERGOGNA”. A quel grido buona parte dei presenti si alzò e andò via ed io rimasi incredula ma anche compiaciuta di fronte a quell’indignazione. A nulla servirono scuse e suppliche per fare ritornare i convegnisti al lavoro che ci aspettava. L’incidente diplomatico fu irreparabile.
Una cosa oggi è storicamente chiara: ogni crimine durante i regimi dittatoriali fu commesso in piena consapevolezza. Stalin, Hitler o Mussolini non erano affatto folli, come talvolta sono stati presentati, e neppure disinformati sulle conseguenze dei loro ordini. Erano criminali di impeccabile coerenza. Convinti che il socialismo, nazismo o fascismo di turno fossero il futuro dell’umanità perché avrebbero portato la prosperità e il controllo universale. Non pretendo qui di fare di tutta l’erba “un fascio” ma, dopo le dichiarazioni pubbliche sul fascismo, consiglio a Tallini la lettura di un testo illuminante di Antonio Giangrande, intitolato “Il comunista Benito Mussolini”. Oggi, come durante il convegno del 2016, resto basita di come sia possibile che un vicepresidente di una giunta regionale possa decantare le lodi del fascismo in sede istituzionale quando l’apologia del fascismo, nell’ordinamento giuridico italiano, è un reato previsto dall’art. 4 della legge Scelba attuativa della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione. Inoltre, contrariamente al nome, la legge si occupa non solo di punire chi tenta di ricostruire il vecchio partito fascista, ma anche chi lo difende o esprime opinioni favorevoli al fascismo.
Inoltre, caro Tallini, lei in fondo ha ragione, un discorso come il suo non può essere colpevolizzato perché probabilmente lei non ha studiato i testi che spiegano dove affondano le radici XENOFOBE del razzismo. Sono state radici che hanno prodotto alberi dai frutti marci. Radici rizomatiche composte di nazionalismo ed espansionismo coloniale retti e giustificati storicamente dalla superiorità della razza. Il 20 giugno 1930, il governatore unico della Tripolitania e della Cirenaica, un tale maresciallo Pietro Badoglio, dispose l’evacuazione forzata della popolazione della Cirenaica. Mussolini approvò tutto quello che i suoi fedelissimi generali decidevano, tutta la popolazione del Gebel venne alla fine deportata in campi di concentramento e, tra il 1930 e il 1931, furono giustiziati 12.000 cirenaici.
Questo è solo un esempio di ciò che accadeva al di là del mediterraneo perché sono stati anche commessi crimini come il stupri, pedofilia e schiavitù. Infatti, non dobbiamo nemmeno dimenticare che nel frattempo nella “madrepatria” l’antisemitismo fascista doveva cooperare alla costruzione del modello di “italiano nuovo“, che comportava la totale fascistizzazione della società. La lotta al diverso (allora era l’ebreo, oggi è qualcun altro) fu strumentalizzata all’accelerazione totalitaria che il regime avviò dopo il ’36 e alcune delle principali disposizioni legislative contro gli ebrei a partire dal ‘38-39 furono, ad esempio, l’espulsione dalla scuola pubblica, dall’insegnamento universitario e, fino al ’42-43 la precettazione degli ebrei per il servizio di lavoro.
Ovviamente non dimentichiamo la loro deportazione. Ah forse quella Tallini la conosce, o nemmeno quella è esistita? Oppure per lei è un’altra espressione di civiltà come le brutalità coloniali? In fondo, ha ragione, vicepresidente, non sono atti razzisti ma crimini contro l’umanità, e lei li ha esaltati in un contesto istituzionale. Si vergogni.

Carla Tempestoso
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