“La Confraternita è un’antica fratellanza, nata secoli prima che Ezio Auditore scoprisse di farne parte, e tutti conoscono il nome di Altair, uno dei Maestri Assassini più leggendari. Ma per decenni, intorno alla sua vita, aveva aleggiato una fitta aura di mistero. Almeno fino a quando Niccolò Polo, nel 1257, decide di rivelarne la storia. “Ottant’anni fa, un luminoso giorno d’agosto proprio come questo” …così incomincia lo straordinario racconto che Niccolò, padre del celebre Marco, fa al fratello dalle vertiginose altezze della fortezza di Masyaf, la roccaforte degli Assassini in Siria. Ottant’anni prima, proprio da quel luogo, la vedetta aveva avvistato le navi saracene venute per spazzare via la Confraternita, un pericoloso ostacolo alle mire del sultano. Quell’evento aveva reso prematuramente orfano Altair Ibn-La’Ahad, accolto perciò giovanissimo tra gli Assassini, dei quali ben presto era diventato il membro più abile, spericolato e orgoglioso. Tanto da infrangere il Credo. Per una colpa così grande c’era una sola espiazione possibile, una sola prova di fedeltà: andare in missione segreta e distruggere nove acerrimi nemici”
Questo romanzo storico – fantastico risulta essere alquanto controverso. Infatti, è una di quelle poche produzioni che prendono spunto da un videogioco, trasportando su carta una saga videoludica apprezzata in tutto il mondo. Assassin’s Creed annovera tra le sue fila milioni di appassionati, gradi e piccoli, che si sono immedesimati nei personaggi e nelle epoche storiche in cui questi risultano essere protagonisti “nascosti“. La crociata segreta, sebbene narri le vicende del leggendario maestro assassino Altair, è solo il terzo romanzo in ordine di tempo, prequel dei due precedentemente, pubblicati dallo stesso autore, ambientati in Italia nel rinascimento. Sebbene la produzione video ludica abbia incantato tutti, compresa la critica, così non è per la versione romanzata. Nonostante la storia sia narrata in terza persona, Oliver Bowden, pseudonimo usato dallo scrittore e storico francese Anton Gill, il contesto e le azioni di combattimento non sono in grado di coinvolgere il lettore. È una sfaccettatura importante, quasi un paradosso, rispetto a quanto giocato. Sembra che l’autore si sia dedicato alla presentazione del protagonista, Altair appunto, nel tentativo di far conoscere al meglio lo stesso. Infatti, sembra volerlo mettere a nudo rispetto all’impronta prettamente action della versione video giocata. La lettura, a parte qualche difficoltà nel seguire le scene d’inseguimenti e scontri, risulta tutto sommato veloce. Romanzo piacevole in molte sue parti, così come altrettanto noioso in quei punti che sembrano non voler finire mai. In definitiva, Assassin’s Creed. La crociata segreta, non sembra rientrare appieno in quel mondo magico che è il romanzo storico. Un testo che potrei definire “forzato” dall’immensa fortuna che la Ubisoft e il suo team di sviluppatori ha costruito, certamente, ma per un mercato molto diverso da quello editoriale. Sicuramente di facile lettura per tutti gli appassionati che hanno giocato il capitolo a cui il romanzo è dedicato, per un lettore estraneo al gioco, invece, la stessa risulta difficile da seguire.
Fonte: https://armandolazzarano.altervista.org/
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