Questo libro ci racconta una storia che non può e non deve lasciarci indifferenti. Questa è la storia di un male che si è insinuato in modo infido nella quotidianità del nostro benessere. Un male che da molti viene definito figlio dell’era moderna, del nostro oggi: l’anoressia. Questo mostro dal corpo esile e sottile e dagli occhi grandi e vuoti che hanno solo spazio per ospitare lacrime che lentamente scavano il viso, che rubano bellezza e lasciano il posto solo ad un odio sviscerato verso quello che di più sacro abbiamo al mondo, il cibo. Il romanzo da spazio a due punti di vista narrativi, entrambi in prima persona. Per primo conosciamo il fratello della protagonista della storia. Sarà lui che il suo affetto, e la sua preoccupazione, ci introdurrà verso il mondo di Sonia, la protagonista. Attraverso i suoi occhi, occhi da adolescente (il ragazzo ha appena sedici anni) assisteremo ai cambiamenti fisici e psicologici della sorella quattordicenne che lui ama in modo viscerale assumendo verso i suoi confronti un senso di protezione quasi paterno. In effetti leggendo tra le righe ci rendiamo subito conto che l’affetto che egli nutre verso la sorella è così profondo da superare persino quello degli stessi genitori, chiaramente questo è quello che io ho percepito. A questo punto entra in gioco un altro aspetto fondamentale, la figura genitoriale. Chi sono i genitori di Sonia? Ma soprattutto quanto influisce la loro presenza o assenza nella sua educazione? Quanto influiscono sull’anoressia della figlia? La risposta è molto semplice. Vediamo una madre molto distratta ed un padre quasi inesistenze per entrambi i figli. Il punto di declino per Sonia sta proprio nel fatto che in una famiglia dove paradossalmente, non manca nulla, manca la cosa fondamentale. l’affetto. La presenza costante di genitori che vegliano sui figli,che si preoccupano per loro, che li proteggono. Questa mancanza esplode in modo devastante proprio da Sonia, quando ammette, senza mezze misure, quanto lei stessa non senta né il cuore della madre, né quello del padre e come per lei non esistano figure in grado di donarle quella sicurezza, quell’appoggio, quell’amore di cui lei sente di aver bisogno e che solo un genitore può dare.
“Mi mancava l’amore di un padre, questo mi mancava. Quasi mai presente, e se lo era non sentivo il suo cuore. Mi mancava l’amore di una madre, questo mi mancava: sempre presente, troppo presente nella mia vita, nel controllarla, nel guidarla. E anche di lei non sentivo il cuore.”
Queste parole sono molto significative e colpiscono al cuore del lettore, la protagonista non si sente realmente compresa nei riguardi di quella famiglia che dovrebbe essere il punto cardine della vita di qualsiasi adolescente, non sentendosi accettata per quella che è, e riversando il suo disagio esistenziale verso la sua forma fisica, l’una cosa dove può ottenere il controllo totale. Mia sorella è cambiata è un libro che ci fa riflettere ci porta anche paradossalmente a sperare. Un libro denuncia, dove si evince una sottile volontà di volersi salvare, perché dopotutto nessuno vuole davvero morire. Libri come questo, che affrontano problemi che ogni giorno si ripetono e si affacciano imperterriti alle finestre delle nostre vite apparentemente perfette, dovrebbero essere ,a parer mio, continuamente scritti, perché storie come queste non bastano mai per aprire gli occhi, per comprendere, per aiutare, per combattere malattie dell’anima che non dovrebbero esistere. Alla prossimo libro FIL.
Autore Claudio Elliot Casa editrice LA MEDUSA EDITRICE Prezzo 8,70 €
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